Amore e altri rimedi - la recensione

Un rappresentante farmaceutico, donnaiolo incallito, trova l'anima gemella, che però deve combattere contro una terribile malattia. Storia scontata a tratti, più originale in altri momenti, ma certo poco emozionante...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Amore e altri rimedi
RegiaEdward Zwick
Cast
Jake Gyllenhaal, Anne Hathaway, Oliver Platt, Hank Azaria, Josh Gad, Gabriel Macht, Judy Greer
Uscita18-02-2011 

E' difficile capire cosa sia esattamente Love and other Drugs (a proposito, il titolo italiano non è così pruriginoso come sembra, d'altronde le 'drugs' in questione sono due medicinali). Una commedia sentimentale, che soprattutto nella seconda parte vira verso una strada più drammatica, sulla scia di tanti prodotti malinconici di Hollywood (mi viene da pensare a Scelta d'amore o a Autumn in New York, solo per rimanere nella modernità)? Sì, eppure, c'è, in questo percorso abbastanza prevedibile, qualcosa di anomalo e difficile da capire.

Mi riferisco a un certo linguaggio molto forte e sboccato (anche se talvolta poco credibile), ma soprattutto a un paio di scene con il fratello del protagonista. Soprattutto la seconda, sembra uscita più da American Pie che da un prodotto del genere, e lascia a bocca aperta. Non saprei dire se è una scelta buona o meno, ma di sicuro non annoia.

Cosa che non fanno neanche i due protagonisti, che funzionano bene insieme, anche se non danno vita alle scintille sperate. Risulta un po' eccessiva e troppo loquace (soprattutto all'inizio) la Hathaway. E' evidente che l'obiettivo è rimanere impressi fin dal primo minuto, ma forse si è partiti in quarta. Non c'è dubbio che in seguito la sua storia migliori, ma non è ben chiaro da cosa sia dipeso tutto l'entusiasmo iniziale di certa critica verso la sua prova, discreta ma non entusiasmante. Probabilmente, il dramma di questo ruolo suscita automaticamente dei pareri favorevoli, ma questo non significa che ci si trovi di fronte a una performance memorabile. E di sicuro non si capisce bene cosa abbia di cosi speciale da stravolgere la vita del protagonista.

Protagonista che ha il volto di Jake Gyllenhaal e che paga un personaggio fin troppo scontato per sconvolgere veramente, nella sua parabola telefonatissima (e non esattamente convincente) da donnaiolo impenitente a uomo totalmente innamorato. Quello che risulta interessante, in uno scenario che sembra procedere su binari scontati, è che la maggiore conversione sia quella della Hathaway, quando invece ci si aspetterebbe che riguardasse il personaggio maschile.

Così, per vedere veramente dei personaggi memorabili, dobbiamo puntare su alcuni comprimari, come il collega venditore, o magari proprio su apparizioni lampo (il marito di una donna colpita dalla malattia). Ma forse la maggiore pecca è che tutto sembra un po' slegato: una scena di sesso (magari pessima), una convention divertente (ma no, non è Magnolia purtroppo), l'anedottica sulle case farmaceutiche (che non aiuta molto, visto che a tratti i narratori sembrano interessati a raccontarci l'ascesa di Prozac e Viagra come se fosse una cosa entusiasmante). Cosi come risulta piuttosto banale la scelta di alcune hits canore, magari piacevoli, ma anche il segnale di una certa pigrizia artistica.

Soprattutto, non si riesce a creare grandi emozioni, magari perché (un po' come avviene per i personaggi) non si ha il coraggio di spingersi un po' più in là. Poi, ovviamente, non mancano le scene ricattatorie, che ci mostrano l'avanzamento della malattia con tanto di scene madri. Ma tante altre cose, non sembrano in grado di riscuotere l'interesse dello spettatore. Insomma, nella sfida tra le due grandi potenze, il film sembra più Prozac che Viagra...

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