Amici per caso, la recensione
Amici per caso diverte dignitosamente con ritmo e bravi attori, anche se la sua critica sociale contro l'omofobia è ferma a quarant'anni fa.
La recensione di Amici per caso, il film diretto da Max Nardari al cinema dal 25 luglio.
Roma. Omero (Filippo Tirabassi) ha bisogno di un inquilino per pagare il mutuo dopo che il suo ragazzo è andato via di casa per una pausa di riflessione. Pietro (Filippo Contri) ha bisogno di un tetto sulla testa dopo che la ragazza l'ha mollato perché più innamorato della Maggica che di lei. Un equivoco tira l'altro, il curatore di mostre gay si ritrova in casa il coatto omofobo e lo aiuta a riconquistare il suo amore. "Inizio di una bella amicizia"? Come si intuisce dalla trama, Amici per caso non fa che attenersi al canovaccio del 90% delle nostre commedie: situazioni paradossali, non detti che sfociano in rivelazioni climatiche, e ovviamente lo scontro fra mondi incompatibili - la Curva sud dell'Olimpico e l'Intellighenzia di chi frequenta mostre, atelier, si intende di vini ecc.
Molto del gradimento dipende da quanto si è disposti a perdonare ad Amici per caso l'incapacità di uscire del tutto dalle trappole di un'arretratezza dura a morire. Ancora nel 2024 una commedia con personaggi gay non può che essere un film su l'omosessualità, dove essere gay è ancora un tema, e dove portare il grande pubblico a schierarsi contro l'omofobia richiede prima di metterlo a suo agio fornendogli un protagonista simpatico nella propria ignoranza bigotta, con la quale viene richiesto di empatizzare in chiave comica (ancora gli incubi sui gay che ti "convertono"). Se scegliamo di vedere il lato positivo è perché nonostante tutto l'ignoranza di Pietro è davvero messa in discussione, risultando l'elemento familiare necessario per fare un discorso positivo. Ma non siamo tanto più in là di quello che già faceva La patata bollente nel 1979..