Amici per caso, la recensione

Amici per caso diverte dignitosamente con ritmo e bravi attori, anche se la sua critica sociale contro l'omofobia è ferma a quarant'anni fa.

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La recensione di Amici per caso, il film diretto da Max Nardari al cinema dal 25 luglio.

C'è sempre qualcosa di affascinante nel vedere una commedia popolare italiana cercare di approcciare l'omosessualità in modo sensibile. È come stare dentro la testa di Gollum/Smeagol e assistere al dialogo fra due personalità: la voglia (quando c'è) di mettersi al passo coi tempi; e l'istinto di sopravvivenza per cui - sapendo di rivolgersi a un pubblico tendenzialmente vecchio e conservatore - si finisce per confortare un certo tipo di medietà italiana, quella del "coatto ma di cuore" (da Pozzetto a Zalone) che fa sentire quel pubblico a suo agio con la propria arretratezza senza doverla mettere in discussione. Se si è disposti a passarci sopra, Amici per caso è forse il best case scenario per un film che non esce da quella tradizione: il cerchiobottismo c'è ma pende più dalla parte giusta, e l'ironia funziona, ogni tanto perfino in chiave satirica.

Roma. Omero (Filippo Tirabassi) ha bisogno di un inquilino per pagare il mutuo dopo che il suo ragazzo è andato via di casa per una pausa di riflessione. Pietro (Filippo Contri) ha bisogno di un tetto sulla testa dopo che la ragazza l'ha mollato perché più innamorato della Maggica che di lei. Un equivoco tira l'altro, il curatore di mostre gay si ritrova in casa il coatto omofobo e lo aiuta a riconquistare il suo amore. "Inizio di una bella amicizia"? Come si intuisce dalla trama, Amici per caso non fa che attenersi al canovaccio del 90% delle nostre commedie: situazioni paradossali, non detti che sfociano in rivelazioni climatiche, e ovviamente lo scontro fra mondi incompatibili - la Curva sud dell'Olimpico e l'Intellighenzia di chi frequenta mostre, atelier, si intende di vini ecc.

Tolti un paio di momenti musical è davvero tutto qui, ma la sceneggiatura ha un certo ritmo ed è sostenuta dalla simpatia di tutto il cast. Mirko Frezza in particolare è pazzesco nel fare esattamente il personaggio del buzzurro romano che hai già visto mille volte e nonostante questo risultare divertentissimo. La chimica fra gli attori, che hanno tutti i tempi giusti e sono scelti con intelligenza, fa miracoli nel vivacizzare battute che non sono davvero niente di che, anche se ogni tanto arriva il guizzo: "bisogna rispettà l'omofobia. 'O diceva pure er Capitano".

Molto del gradimento dipende da quanto si è disposti a perdonare ad Amici per caso l'incapacità di uscire del tutto dalle trappole di un'arretratezza dura a morire. Ancora nel 2024 una commedia con personaggi gay non può che essere un film su l'omosessualità, dove essere gay è ancora un tema, e dove portare il grande pubblico a schierarsi contro l'omofobia richiede prima di metterlo a suo agio fornendogli un protagonista simpatico nella propria ignoranza bigotta, con la quale viene richiesto di empatizzare in chiave comica (ancora gli incubi sui gay che ti "convertono"). Se scegliamo di vedere il lato positivo è perché nonostante tutto l'ignoranza di Pietro è davvero messa in discussione, risultando l'elemento familiare necessario per fare un discorso positivo. Ma non siamo tanto più in là di quello che già faceva La patata bollente nel 1979..

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