The Americans 2x05 "The Deal": la recensione

L'ultimo episodio di The americans è carico di tensione di spunti

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Amanti, nemici, semplici conoscenti si incontrano nella lunga notte di The Deal, quinto episodio stagionale di The Americans. Si ricomincia esattamente dove ci eravamo interrotti la scorsa settimana, con Elizabeth e Philip alle prese con un furto ai loro danni e con il sequestro di un uomo del quale non sapevamo nulla. Qualcosa andrà a posto durante la notte, ma per la maggior parte delle storyline la lunga veglia significherà complicazioni, nuovi compromessi, piccole tensioni accomunate dal rappresentare accordi – quelli del titolo – che assomigliano molto a dei sacrifici compiuti per la persona che si ama.

Nello scontro tra CIA e KGB si infiltra anche il Mossad. Viene fuori infatti che l'uomo sequestrato dai Jennings è un agente israeliano e che compito di Philip è quello di consegnarlo ai propri colleghi. Nel lungo e inevitabile confronto umano che unisce i due nell'attesa di una decisione, la vista dei candelotti di ghiaccio alla finestra è occasione per introdurre il tema sempre caro alla serie, quello dell'abbandono delle proprie radici, della memoria, della nostalgia. E sempre di più sembra che le parti si siano invertite rispetto allo scorso anno. Ora è Philip che si dimostra sempre più insofferente di fronte alle azioni che il suo ruolo lo obbliga a compiere, e siamo con lui nel corso del viaggio in macchina dal rifugio al porto, parte del dubbio che sembra divorarlo fino all'ultimo, se consegnare l'uomo o no.

Dai dubbi di Philip alla determinazione di Elizabeth, che senza indugio raccoglie il problema rappresentato da Martha e dal rischio che possa far saltare la copertura di Philip/Clark. Si presenta quindi dalla donna sotto copertura, pronta a farle cambiare idea circa il suo comportamento. Lo fa indipendentemente e con decisione, senza dover informare il marito, nemmeno quando lo vede tornare a casa alle prime luci del giorno. Ci sarà tempo per quello. Per ora basta aver risolto l'emergenza imminente, anche se questa ha avuto un costo. Nel clima di confidenza che si instaura tra le due, Martha smette di essere agli occhi di Elizabeth parte di una recita interpretata dal marito, ma una persona concreta, con la quale Philip va a letto. È uno degli accordi-sacrifici dell'episodio.

L'altro, che occupa stavolta una buona fetta d'episodio, è quello della storyline tra Nina e Stan. Era evidente che il rapporto che li lega li avrebbe messi in difficoltà. In questa pericolosa relazione si incunea infatti Oleg, che sfrutta il gioco di doppi ruoli nel quale i due amanti sono intrappolati – e nel quale non si capisce chi protegge chi e chi tradisce chi – per ricattare l'agente della CIA. Ancora accordi, ancora sacrifici. Anche in questo caso The Americans, come ha sempre fatto fin dalla prima stagione, pone le uguaglianze al di sopra delle differenze, lasciando che una morale più profonda e più condivisa, o semplicemente più umana, superi il Muro e unisca tutti i protagonisti. L'accordo più importante, quello che vede 1500 ebrei russi andare in Israele, viene siglato alla fine della notte, ed è il più importante, ma non l'unico.

The Americans continua a lavorare al gioco dei ruoli e delle maschere, senza certezze, né nostre né dei protagonisti, ma perseguendo nel lancio di spunti e riflessioni. The Deal è un episodio ricco, scorrevole, carico di tensione, con qualche pecca (la storyline di Paige non aveva bisogno di apparire questa settimana), ma decisamente da promuovere. Ottima la prova di Matthew Rhys, che nel confronto con Anton raggiunge notevoli picchi di intensità. La curiosità per il proseguimento della storia rimane alta.

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