The Americans 2x05 "The Deal": la recensione
L'ultimo episodio di The americans è carico di tensione di spunti
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Nello scontro tra CIA e KGB si infiltra anche il Mossad. Viene fuori infatti che l'uomo sequestrato dai Jennings è un agente israeliano e che compito di Philip è quello di consegnarlo ai propri colleghi. Nel lungo e inevitabile confronto umano che unisce i due nell'attesa di una decisione, la vista dei candelotti di ghiaccio alla finestra è occasione per introdurre il tema sempre caro alla serie, quello dell'abbandono delle proprie radici, della memoria, della nostalgia. E sempre di più sembra che le parti si siano invertite rispetto allo scorso anno. Ora è Philip che si dimostra sempre più insofferente di fronte alle azioni che il suo ruolo lo obbliga a compiere, e siamo con lui nel corso del viaggio in macchina dal rifugio al porto, parte del dubbio che sembra divorarlo fino all'ultimo, se consegnare l'uomo o no.
L'altro, che occupa stavolta una buona fetta d'episodio, è quello della storyline tra Nina e Stan. Era evidente che il rapporto che li lega li avrebbe messi in difficoltà. In questa pericolosa relazione si incunea infatti Oleg, che sfrutta il gioco di doppi ruoli nel quale i due amanti sono intrappolati – e nel quale non si capisce chi protegge chi e chi tradisce chi – per ricattare l'agente della CIA. Ancora accordi, ancora sacrifici. Anche in questo caso The Americans, come ha sempre fatto fin dalla prima stagione, pone le uguaglianze al di sopra delle differenze, lasciando che una morale più profonda e più condivisa, o semplicemente più umana, superi il Muro e unisca tutti i protagonisti. L'accordo più importante, quello che vede 1500 ebrei russi andare in Israele, viene siglato alla fine della notte, ed è il più importante, ma non l'unico.