American Horror Story - Hotel 5x01 "Checking In": la recensione

Quinta stagione per lo show antologico di Ryan Murphy: stavolta American Horror Story ci porta in un hotel

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Spoiler Alert
Se un autore è una persona in grado di dare un'impronta riconoscibile al proprio lavoro, allora Ryan Murphy lo è. Nel bene o nel male, perché non c'è dubbio che American Horror Story negli anni abbia deluso più volte di quante abbia convinto, soprattutto in tempi recenti. Eppure siamo sempre qui, stagione dopo stagione, un po' più diffidenti e un po' meno fiduciosi, a sperare in una buona storia. Il particolare setting di quest'anno è un hotel, e bisogna dire che nel lunghissimo pilot Checking In sono pochi i colpi a vuoto della scrittura. Lo stesso caos, gli stessi barocchismi, gli stessi volti, ma anche vari riferimenti colti e un buon avvio.

Motivi geometrici nel pavimento che ricordano quelli dell'Overlook Hotel, luci al neon sparse nei luoghi più improbabili e tenebrosi, corridoio labirintici e e più apparizioni sgradevoli di quante farebbe piacere incontrare. Questo è l'Hotel Cortez di Los Angeles, sede del delirio grottesco di quest'anno di American Horror Story. A reggere la baracca, subentrando idealmente in un ruolo che lo scorso anno sarebbe stato affidato - con le dovute modifiche - a Jessica Lange, è l'attesa Lady Gaga, che qui interpreta con la consueta sobrietà nei modi e nel vestiario la "contessa" Elizabeth. Volti più noti sono quelli di Sarah Poulson, nei panni dell'inquietante Sally, e di Kathy Bates, receptionist di nome Iris. Sul versante maschile troviamo invece Wes Bentley, interprete del detective John Lowe, e Matt Bomer, letale compagno di Elizabeth.

La speranza è che questa quinta annata possa segnare un ritorno ai buoni livelli dei primi due anni

Il gioco al citazionismo si apre con il più scontato dei riferimenti: Shining. Le già citate geometrie troppo simili, le inquietanti simmetrie degli ambienti così ricercate e spiazzanti nel film di Kubrick, l'idea di trovarsi in un luogo esterno al tempo e allo spazio (dove gli orologi impazziscono e dove non c'è campo). E naturalmente le apparizioni improvvise. Quelle non mancano mai, e a farne le spese saranno due sventurate turiste svedesi, ma anche il giovane Gabriel (Max Greenfield) che avrà la sorte peggiore, e infine lo stesso detective Lowe, personaggio spezzato dalla tragica scomparsa del figlio e al momento impegnato nelle indagini su una serie di tremendi omicidi. Proprio la rappresentazione di uno di questi, ispirata a una delle uccisioni più celebri di Reazione a catena di Mario Bava, è uno dei momenti più riusciti dell'episodio.

Chiude, ma forse no, il cerchio dei riferimenti cinematografici la coppia assetata di sangue formata da Elizabeth e compagno, che si recano a una proiezione del Nosferatu di Murnau all'aria aperta e qui attirano un'altra coppia nel loro nascondiglio per poi ucciderla. Tra anni '70 e '80 – molti i riferimenti a quel periodo nell'episodio che tra l'altro si chiude con Hotel California degli Eagles – c'è quindi spazio per Miriam si sveglia a mezzanotte (The Hunger) di Tony Scott. Accompagnare il tutto con una canzone di David Bowie, che in quel film interpretava il protagonista, sarebbe stato un tocco creativo in più, ma forse lo ritroveremo una prossima volta

Trama, temi, caratterizzazioni. Tutto questo francamente dopo anni di intrecci improvvisati di settimana in settimana passa in secondo piano. Almeno da quel punto di vista Murphy ha perso il beneficio del dubbio. Con tutto ciò che ha rappresentato Jessica Lange per la serie, il suo allontanamento a questo punto può fare solo del bene allo show. La speranza è che questa quinta annata possa segnare un ritorno ai buoni livelli dei primi due anni.

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