American Horror Story: Freak Show 4x01 "Monsters Among Us": la recensione

American Horror Story torna con la sua quarta storia, stavolta ambientata in un circo di freaks

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Dopo il disastroso Coven, American Horror Story torna a reincarnarsi per l'ennesima volta, pronto ad un nuovo inizio. La quarta variazione tematica che torna a chiamare gli stessi attori ancora e ancora sul palcoscenico, a soffrire, uccidere e morire con la promessa di un nuovo inizio che getta nell'oblio il passato e permette di costruire un nuovo futuro. È la prima e la più grande intuizione della serie di Ryan Murphy, che presto avrà anche uno spin-off, e che le permette di vivere in quel limbo sospeso tra serie e miniserie, con la possibilità, non sempre sfruttata, di raccogliere il meglio di entrambe. Dalla casa maledetta al manicomio, dalla congrega al circo: una première che come ogni anno è anche un pilot e che getta delle buone basi per la stagione.

Di "horror" nella storia ce ne è sempre stato poco, la storia spesso ha vacillato, ma l'America è sempre lì, enorme e terrificante, a spaventare con quell'immensità che permette al male di nascondersi nelle pieghe più nascoste e nei centri più piccoli. La località di Jupiter, in Florida, ospita un circo di fenomeni da baraccone negli anni '50. I freaks che vi risiedono, e che soffrono per una crisi oltre che esistenziale anche economica, con l'intrattenimento che a poco a poco si sposta in altri contesti, accolgono una nuova ospite, che potrebbe risollevare le sorti del posto. Freak Show racconta le loro storie, ovviamente esasperate, drammatiche, improbabili quando non impossibili. Lo fa con le solite concessioni alla tensione, allo splatter, all'orrore, in una dimensione che per messa in scena non appare, né vuole essere, nemmeno per un momento verosimile.

Se parliamo di riferimenti televisivi il primo termine di paragone della stagione, naturalmente, è Carnivàle: niente fenomeni da baraccone nella serie HBO, ma una presenza fissa del sovrannaturale e tanta, tantissima America. Se poi volessimo andare a scavare, ma nemmeno troppo, nella storia del cinema, il titolo della serie e il contesto raccontato richiamano palesemente Freaks di Tod Browning del 1932. Qualcosa mi dice che i riferimenti al film torneranno nella serie, quindi una visione è consigliata (e poi, a prescindere da questo, si tratta di uno dei grandi capolavori della storia del cinema). Ma, al di là dei riferimenti, il ritono in tv ha funzionato?

"Monsters Among Us" è una première troppo lunga, che soffre una serie di false partenze nei primi venti minuti, e che ha bisogno dei suoi tempi per carburare. Come è sempre stato per American Horror Story, nonostante le poche puntate a disposizione, l'introduzione dei personaggi viene spalmata su più puntate. Abbiamo conosciuto Elsa Mars (Jessica Lange), Ethel Darling (Kathy Bates), Jimmy Darling (Evan Peters), ma soprattutto Bette e Dot Tattler (Sarah Paulson e... Sarah Paulson), mentre per i personaggi di Emma Roberts, Angela Bassett e Michael Chiklis dovremo attendere ancora.

Nonostante un'assurda quanto anacronistica esecuzione di Life on Mars di David Bowie da parte di Elsa, a imporsi sulla scena sono le due teste delle Tattler. Dopo un omicidio in famiglia, le due trovano ospitalità al circo: la loro presenza potrebbe risollevarne le sorti. Il contrasto molto accentuato tra i caratteri delle due teste è una bella intuizione. Intanto Jessica Lange, pur con i dovuti cambiamenti, rimane fedele al personaggio interpretato nel secondo e terzo anno, una donna apparentemente rigida, internamente spaventata e fragile, ormai verso il tramonto. Alla sua ultima esperienza nella serie, sarebbe stato più interessante vederla alle prese con qualcosa di diverso. Deludente, per il momento, la donna barbuta interpretata dalla Bates, che già l'anno scorso era sembrata un po' sprecata per il ruolo.

Sono piccole mancanze di un ritorno generalmente molto soddisfacente, e del quale la serie dopo lo scorso anno aveva bisogno. La cornice circense è molto affascinante, sembra esserci un mood più vicino ai primi due anni – quello di un assurdo che non sfocia necessariamente nel ridicolo – e un clown spaventoso (come il Joker di Batman, modellato sull'Uomo che ride di Victor Hugo portato al cinema) che promette sangue a profusione. Chi poi ama la classica regia della serie qui troverà le solite angolazioni stranianti, inquadrature deformanti e addirittura un utilizzo dello split screen per le scene con le sorelle Tattler. Sperando che la serie non si perda strada facendo.

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