American Horror Story: Cult 7x09 "Drink the Kool-Aid": la recensione

La recensione del nono episodio di American Horror Story, intitolato Drink the Kool-Aid

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Spoiler Alert
Dato che American Horror Story, come è consuetudine, non è in grado di costruire intrecci di lungo corso e personaggi coerenti, l'idea di trascendere il loro percorso per farne dei simboli sembra perfetta. Ed è ciò che accade in Drink the Kool-Aid, nono episodio di Cult, che ormai si avvia verso la conclusione. Come è logico, la scelta ricade su Kai, personaggio chiave della stagione, nemesi forse vittima di se stessa, forse ennesima incarnazione di un malessere che trova sfogo in figure carismatiche che ripetono certi schemi ancora e ancora. Molto prevedibile, ma anche interessante in alcuni frangenti, si tratta di uno degli episodi positivi della stagione.

Abbiamo Kai che, incarnando l'anima paterna e paternalistica che lo contraddistingue rispetto ai suoi seguaci, narra loro storie edificanti su personaggi del passato recente degli Stati Uniti. Sette guidate da maniaci votati all'autodistruzione, tutti quanti con il volto di Evan Peters. Quindi Kai stesso, nella visione interna ed esterna dello show, è semplicemente l'anima malata di un corpo sociale in disfacimento, che nei momenti peggiori assume queste sembianze da santone – anche qualcosa in più, dato che lo stesso Peters interpreta addirittura Gesù ad un certo punto. Kai è il mostro, e come tale non può essere salvato e non ce ne facciamo nulla, ma qui ciò che interessa è la genesi del mostro.

Più nello specifico, capire quali sono le conseguenze di questo malessere trasversale sulle persone cosiddette “normali”. In questo senso, Ally si riappropria di un posto sotto i riflettori che aveva, senza motivo, all'inizio della stagione. American Horror Story disegna una nuova forma del mostro, e stavolta sì che è interessante vedere come il bene viene riplasmato verso il male al di là di ogni categoria particolare di appartenenza. Donna, omosessuale, non importa. La privazione, secondo quello che vediamo, genera desiderio di sopraffazione e rivalsa. Ne fa le spese Ivy, che viene avvelenata da Ally. La scena come tante altre è prevedibile, e questo è perdonabile, ma ci lascia anche indifferenti, e questo non è perdonabile.

In generale American Horror Story è qui, e lo è ancora nell'ultima rivelazione sulla paternità di Kai rispetto a Oz. Può essere vero o falso, ma non ci interessa perché, in una stagione che non è mai riuscita a conciliare intreccio e metafora, il percorso tende alla distruzione finale secondo schemi più alti, che possiamo interpretare (è molto semplice farlo) ma che non ci coinvolgono mai fino in fondo.

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