American Horror Story: Cult 7x06 "Mid-Western Assassin": la recensione
La recensione del sesto episodio di American Horror Story: Cult, intitolato Mid-Western Assassin
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In ogni caso, sparatoria violenta o meno, Mid-Western Assassin è il sesto episodio di una stagione che ha superato il giro di boa e che, sinceramente, fatica a costruire interesse. Messi da parte i barocchismi delle stagioni precedenti in favore di un trattamento più serio – che in realtà è solo più serioso – ci troviamo di fronte ad una puntata che si ricollega alla piattezza ideale e narrativa degli esordi. Non più quel conflitto anche interessante tra categorie sociali allo sbaraglio e confuse, ma una generica e vuota critica alla manipolazione delle masse. Il tutto è veicolato dalle urla di Ally, tra gli elementi più irritanti creato in sette stagioni dalla serie.
Non tanto per il fastidio e il tono di voce in sé (quello non aiuta...), ma per l'incapacità di questo personaggio come degli altri di sostenere l'intreccio in modo compiuto o interessante. Chiaramente qui l'avversaria politica di Kai viene assalita in casa e ucciso, lasciando una lettera di suicidio di cui nessuno dubiterà perché “it's on Facebook”, e lo stesso Kai orchestra un finto attentato ai propri danni per accrescere il consenso. Non c'è struttura né caratterizzazione a sostenere questa impalcatura in cui la critica è troppo sterile per colpire e la trama è troppo sfilacciata per interessare.E magari si scoprono nuove motivazioni dietro l'agire sia di Meadow che di Ivy, ma tutto è comunque strumentale o accidentale e serve a giustificare l'avanzamento di una storia che, a dirla tutta, si trascina verso la conclusione senza sussulti.