American Horror Story: Cult 7x06 "Mid-Western Assassin": la recensione

La recensione del sesto episodio di American Horror Story: Cult, intitolato Mid-Western Assassin

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Spoiler Alert
Il sesto episodio di American Horror Story: Cult è stato rieditato per la trasmissione televisiva in seguito alla sparatoria di Los Angeles. I cambiamenti maggiori intervengono sulla prima scena dell'episodio e servono a ridurre la violenza in scena. Quando si gioca sulla sensibilità collettiva, soprattutto quella di un Paese che non è il nostro, è il caso di muoversi con delicatezza, ma ci chiediamo il perché di una scelta simile a fronte di uno show che, chiaramente, vuole porre quest'anno una forte critica sociale di fronte a tutto. Nel momento in cui si ha la forza delle proprie idee, perché piegarsi ad un trattamento discutibile che abbiamo già visto in altre occasioni, e che proprio quest'anno Bojack Horseman ha preso di mira ridicolizzandolo?

In ogni caso, sparatoria violenta o meno, Mid-Western Assassin è il sesto episodio di una stagione che ha superato il giro di boa e che, sinceramente, fatica a costruire interesse. Messi da parte i barocchismi delle stagioni precedenti in favore di un trattamento più serio – che in realtà è solo più serioso – ci troviamo di fronte ad una puntata che si ricollega alla piattezza ideale e narrativa degli esordi. Non più quel conflitto anche interessante tra categorie sociali allo sbaraglio e confuse, ma una generica e vuota critica alla manipolazione delle masse. Il tutto è veicolato dalle urla di Ally, tra gli elementi più irritanti creato in sette stagioni dalla serie.

Non tanto per il fastidio e il tono di voce in sé (quello non aiuta...),  ma per l'incapacità di questo personaggio come degli altri di sostenere l'intreccio in modo compiuto o interessante. Chiaramente qui l'avversaria politica di Kai viene assalita in casa e ucciso, lasciando una lettera di suicidio di cui nessuno dubiterà perché “it's on Facebook”, e lo stesso Kai orchestra un finto attentato ai propri danni per accrescere il consenso. Non c'è struttura né caratterizzazione a sostenere questa impalcatura in cui la critica è troppo sterile per colpire e la trama è troppo sfilacciata per interessare.

E magari si scoprono nuove motivazioni dietro l'agire sia di Meadow che di Ivy, ma tutto è comunque strumentale o accidentale e serve a giustificare l'avanzamento di una storia che, a dirla tutta, si trascina verso la conclusione senza sussulti.

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