American Horror Story Coven 3x11 "Protect the Coven": la recensione
Solito pessimo episodio per American Horror Story, senza logica e confusionario
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È impossibile trovare un centro narrativo da cui far partire una riflessione. Coven è una centrifuga di eventi che si allontanano da un centro comune, strade che si bloccano bruscamente, altre che si arrovellano su loro stesse. Ciò che rimane sono schegge di sceneggiatura monca. C'è una bruttissima scena al cimitero in cui la recitazione sopra le righe, più del solito, si fonde con dialoghi insensati, ritorni inspiegabili, motivazioni mai comprese. Queenie è viva, buon per lei.
E francamente non c'è molto altro da sottolineare. I difetti sono sempre gli stessi, mancanza di logica interna alle vicende narrate ed esterna, relativamente alle più basilari regole di scrittura dei personaggi e delle storyline. E non si può parlare di buchi veri e propri, dato che non c'è mai stata una mitologia di base da tradire, e nemmeno di plot device, dato che nulla sembra portare mai a nulla. Cose che accadono, solo questo. I cacciatori di streghe vengono fatti fuori in modo piuttosto semplice dal fantasma/spirito concreto/zombie di Axeman – che come il maggiordomo continua ad avere una natura sfuggente per non dire casuale – mentre Kyle ritorna in scena, improvvisamente consapevole e umano, per fuggire con Zoe, che dopo aver scoperto come è morta Nan se ne disinteressa.