American Horror Story: Coven 3x08 "The sacred taking": recensione

Tutte le storie iniziano a convergere, ma la serie ha ancora dei difetti

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Di teste decapitate e recapitate, di amorevoli clisteri materni e di cuori strappati dal petto. Solito campionario settimanale di deliri e amenità varie per la serie che ha fatto dell'isteria di azioni e caratterizzazioni il suo mood principale. E allora perché ci sentiamo come Kylenstein, completamente indifferenti a tutto? A beneficio di The Sacred Taking, ottavo episodio di American Horror Story, va detto come tutti gli eventi si siano messi decisamente in moto e come ogni storyline, più o meno, sia finita per convergere nella villa della congrega di streghe. L'episodio rappresenta un sicuro passo in avanti rispetto alle ultime puntate, ma la sensazione è che qualcosa si sia irrimediabilmente persa per strada.

Con la sua coralità e i suoi tanti personaggi, American Horror Story ha sempre avuto bisogno di un "punto di fuga", una prospettiva centrale dalla quale lanciare uno sguardo a tutte le varie storyline e tenerle al guinzaglio. Nella prima stagione era la casa maledetta e la sua storia centenaria, nella seconda era ovviamente il manicomio. Quest'anno qualcosa è mancato: il punto di fuga coincide forse con New Orleans stessa? È la villa della congrega? Non è stato affatto considerato? Manca un "minimo comun denominatore" sul quale fare perno e costruire l'intera scrittura, evitando così, come in questo episodio e soprattutto nei precedenti, che tutto si risolva in un insieme sconnesso di eventi buttati nel calderone.

Il secondo elemento è, molto banalmente, l'interesse. Salvando Fiona, e soprattutto Jessica Lange, che per il secondo anno consecutivo si trova a dover reggere un personaggio terribile (nel senso di cattivo) solo per portare avanti la sfida di farci empatizzare con lui mentre viene a poco a poco indebolito e distrutto, lo stesso non si può dire per il resto dei personaggi. Lo sviluppo di Queenie, che non ci era mai stato mostrato come un personaggio così stupido e manipolabile, è poco convincente. Idem per Madame LaLaurie. Ecco la differenza con Fiona: la vediamo perdere i capelli e ci dispiace per lei, mentre vedere la testa della signora immortale in una scatola non ci fa alcun effetto, sia esso lo scandalo, il disgusto o la sorpresa.

Tutto il resto sarebbe un semplice riassuntone di tutta la mole di eventi che capita in questo episodio, che spingono – e questo sicuramente è un merito – quasi ogni storyline verso un unico punto (lo scontro si intensifica, Cordelia e Fiona hanno messo per il momento da parte le ostilità, Misty Day si è unita alle altre). Ormai ci avviamo alla conclusione: questo è ciò che American Horror Story ha offerto quest'anno. Poteva andar peggio, ma è innegabile il calo rispetto ai primi due anni.

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