American Horror Story: Coven 3x06 "The Axeman Cometh": la recensione

La serie continua a intrattenere, ma manca un nucleo centrale nella storia

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Nel grande minestrone di American Horror Story l'introduzione del personaggio di Axeman è l'ingrediente che già sapevamo sarebbe stato inserito, ma che non si amalgama con tutto il resto, e che ci lascia con un sapore amaro in bocca. Come nell'assoluta maggioranza delle storie raccontate anche American Horror Story, a modo suo certamente, si compone di tre atti: un'introduzione, una parte centrale più corposa, e un finale, si spera, risolutivo. In questo momento, a metà stagione, con il probabile inserimento di tutti i protagonisti della stagione, siamo a metà del percorso, in cima a questa faticosa scalata. E tanto ci vorrà ancora per riscendere ad una situazione di calma ed equilibrio.

Se la domanda è: "la serie di Ryan Murphy continua ad intrattenere?", allora la risposta è sì. Tutto sommato non ci si annoia mai, la "deliranza" è sempre dietro l'angolo, spesso inaspettata e divertente, e il corpo mitologico delle leggende di New Orleans, per quanto assolutamente folle, è interessante. Ciò che manca è l'amalgama tra tutte queste storyline, un nucleo forte intorno al quale lasciarle sviluppare: quello che nelle due precedenti stagioni era rappresentato dall'ambientazione comune.

Il punto centrale del discorso è questo: American Horror Story non dà alcun punto di riferimento al di fuori della propria affascinante, e collaudata, ambientazione. Le storie sono assurde, i personaggi troppo folli per lasciar sviluppare nello spettatore un sentimento che vada oltre la vaga simpatia o antipatia, e comunque sappiamo che entro poche puntate tutto verrà spazzato via e non tornerà più. American Horror Story vince (vinceva?) invece grazie al sottile rapporto tra la storia raccontata e lo spazio, spesso claustrofobico, nel quale prendeva vita, e nel quale la mancanza di regole alla base dello show è più accettabile perché si riferisce ad un universo più ristretto. Quest'anno invece saltiamo dalla villa alla palude dall'intera città alla sede di Marie Laveau: mancano i punti di riferimento, e manca anche qualcos'altro, la tensione dovuta alla trama che avanza e alla sorte dei protagonisti.

Le persone tornano in vita, chiaro. Ed è stato anche divertente all'inizio scoprire il potere di Misty Day, ma ora stiamo iniziando a perdere il conto dei cadaveri resuscitati, e una capacità stregonesca interessante si è trasformata in un comodo strumento narrativo per piazzare almeno una morte a puntata per poi fare marcia indietro. Va meglio con la scoperta del doppio gioco del marito di Cordelia: non lo psicopatico che si pensava (più o meno), ma una spia infiltrata da Marie Laveau nell'ambito della guerra tra le congreghe. Buono spunto, che ha il merito di fondere due storyline e dare maggiore equilibrio alla storia, ciò che serve a questa stagione.

P.S. Che fine ha fatto Carmen Sandiego Madame Lalaurie?

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