American Horror Story - Coven 3x02 "Boy Parts": la recensione

Buona seconda puntata per Coven, che lancia qualche riferimento al passato della serie e gioca con la mitologia

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Nonostante il nome, la venatura "horror" di American Horror Story si è esaurita praticamente a metà del primo episodio di Murder House, quando una certa ragazza veniva attirata in una cantina e lì vi trovava un orrore senza nome. Il resto è questione di ambientazioni, tanto già viste nella prima stagione quanto azzeccate – affascinanti, ma mai spaventose – nella seconda. Ancora è presto per dirlo, ma Coven, e le dichiarazioni degli autori ci aiutano, sta abbassando ancora di più la soglia orrorifica. La nuova domanda quindi è: cosa interviene a sostituire ciò a cui si sta rinunciando in questo inizio di stagione? Boy Parts, secondo episodio dell'anno, risponde in parte a questa domanda.

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La mitologia, anzi le mitologie. La prima, quella di New Orleans, che con i suoi morti dal passato, gli affascinanti scenari che fondono modernità, ambientazioni storiche e luoghi naturali (di casa in casa abbiamo pure il tempo di una deviazione nelle paludi) rappresenta un'ottima cornice dove proiettare i protagonisti. La seconda è quella della serie stessa, che dopo tre anni può permettersi di riflettere sul passato costruito, di rappresentare circolarità, riferimenti a storyline già esplorate, ammiccamenti più o meno voluti allo spettatore. Se la gravidanza velata da magia nera e occultismo di Cordelia strizza l'occhio a quella del primo anno, ciò che è impossibile non notare è il nuovo rapporto pseudoamoroso tra Zoe e Kyle, ancora una volta velato dallo spettro della morte.

Ogni annata della serie è stata, più o meno, martoriata dalla presenza di interpreti non esattamente all'altezza. Se, arrivati a questo momento, la performance di Taissa Farmiga, che pure dovrebbe essere, tra le giovani witch, la protagonista, non può dirsi sufficiente, il resto del cast è una soddisfazione continua. Lo scontro verbale che si tiene nel salone di bellezza tra Fiona (Jessica Lange) e Marie (Angela Bassett) è il momento migliore visto quest'anno e in generale uno tra i migliori delle tre stagioni: acceso, carico di tensione, ben diretto e montato, coerente nel ritornare a quella mitologia di cui si parlava prima. Salgono le aspettative per lo scontro che si sta preparando.

Già, lo scontro. Ma quale? Questo inizio di stagione ha spiazzato più di uno spettatore. Eppure l'ambientazione c'è, la tecnica è quella consueta della serie, la "locura" è la solita (e per i fan della vena folle dello show basterebbero la resurrezione modello Frankenstein e la scena di sesso un po' trash di Cordelia per tranquillizzarsi). Ciò che ancora non è ben definito è la minaccia. Paradossalmente American Horror Story più che puntare sui protagonisti, che spesso cambiano in corsa, ha sempre messo l'accento sulla minaccia che gravava su di loro. Quando si ha a che fare con una casa maledetta e un manicomio non c'è molto da interrogarsi, l'ambientazione fa già metà del lavoro. Ma in questo caso? Qui New Orleans è appunto, come l'abbiamo definita, una cornice: dona fascino, leggende, miti che ritornano, ma poi spetterà ai protagonisti riempire quei vuoti. Kathy Bates ancora all'angolo in questa puntata, ma sembra giusto dare al suo personaggio il tempo di ambientarsi. Una volta che questo succederà, come si evolverà il triangolo Fiona-Marie-Delphine? Restiamo in attesa.

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