American Horror Story: Coven 3x01 "Bitchcraft": la recensione

Ritorna la serie di Ryan Murphy con una nuova ambientazioni e new entry nel cast, ma anche con una formula sempre uguale a se stessa

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Con American Horror Story Ryan Murphy ha scoperto una formula che sfrutta ingredienti usati e abusati, ma li miscela in maniera inedita per dar vita a qualcosa di nuovo. E a quella formula ritorna, anche quest'anno, con la terza incarnazione di un cast ormai consolidato, per raccontarci il nuovo capitolo dell'unica serie che ogni anno è come se ritornasse con un pilot. Dalla casa stregata al manicomio, l'obiettivo distorto della camera si sposta quest'anno su una sorta di accademia di streghe, per raccontarci l'iniziazione di quattro giovani maghe alle arti oscure e il desiderio della più anziana di rinnovare se stessa e il proprio ordine perché, come ci dice lei stessa, "there is a storm coming". Come facilmente intuibile, more of the same è la filosofia alla base di questo terzo pilot di American Horror Story, denso e rapido nel tentativo di convincerci che la formula è rimasta la stessa.

American-Horror-Story-Coven-Taissa-Farmiga

La storia di quest'anno prende il via a partire da un singolare incontro fra Harry Potter (che ad un certo punto viene puntualmente citato) e Suspiria. Zoe (Taissa Farmiga) scopre di essere una strega e viene spedita in una sorta di accademia di streghe insieme ad altre tre coetanee. Se Cordelia (Sarah Poulson), che interpreta proprio l'insegnante delle quattro, viene in questo primo episodio quasi soffocata dalla mole di eventi e personaggi che la attorniano (viene accennato qualcosa della sua indole, ma ancora ne sappiamo troppo poco), altrettanto non si può dire delle giovani adepte. Il lavoro di caratterizzazione e costruzione dei personaggi e dei loro poteri è stato portato avanti con cura, lasciando che fosse il gruppo ad emergere nelle sue interazioni. Alla fine del primo episodio le giovani sono già riconoscibili nei loro caratteri e facoltà (fantastica quella di Queenie, interpretata da Gabourey Sidibe, che in pratica è una bambola voodoo ambulante).

L'alchimia tra Jessica Lange (basta solo la sua apparizione sullo schermo a ricordarci chi è il pilastro di questa serie) e la new entry Kathy Bates viene rimandata al prossimo episodio. Per adesso va detto che, nonostante la prima abbia alcune delle battute più forti e memorabili della puntata, il confronto con i flashback vede vincitrice la seconda. Funziona infatti decisamente bene il prologo, forse il migliore visto finora, così come le scene di tortura e l'idea visiva e concettuale del minotauro. E la stessa prospettiva di una maggiore interazione con il personaggio di Angela Bassett alza, e di molto, le attese per il futuro. Sorprendono invece le veloci apparizioni e dipartite (ma sarà così?) dei personaggi di Evan Peters e Lily Ray, mentre è molto gradito il ritorno, anche se per poco, di Frances Conroy con un personaggio decisamente sopra le righe.

Le atmosfere sono quelle classiche di American Horror Story, quelle di un orrore che non fa paura e nemmeno vuole farne, che si accontenta al più di sorprendere visivamente, che gioca sull'accumulazione di caratteri e situazioni con la serenità di poterne fare ciò che vuole per poi ripartire daccapo. E la regia, che, tanto per restare in tema Suspiria, almeno in una certa inquadratura, sembra quasi riprendere i thriller/horror italiani di quegli anni, lo segue nel suo essere come al solito estrema, veloce, squilibrata, a volte confusionaria, spesso divertente e interessante. Un po' trash, molto ironico, senza nessuna novità rilevante al di fuori di qualche gradita new entry nel cast, come al solito divertente e scorrevole, ritorna American Horror Story.

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