American Horror Story 6x05 "Chapter 5": la recensione

Giro di boa per American Horror Story. La stagione arriva ad un punto di svolta

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Spoiler Alert
Anche nei suoi momenti più bui, American Horror Story può contare su un cast ormai ben riconoscibile, sull'effetto comunque familiare che una semplice apparizione sullo schermo può avere. Questa settimana sono Frances Conroy e Evan Peters a prendersi la (poca) luce sotto i riflettori di My Roanoke Nightmare. Sono loro a convogliare la maggiore attenzione sulla storia, inevitabilmente guidando i due protagonisti ora verso la vita, ora verso la morte. Al giro di boa di stagione, la serie di Ryan Murphy chiude nettamente una storia, la sua storia. Lo fa rinunciando al cliffhanger, ma puntando tutto su annunci esterni, promo e costruzione di hype sul twist che dovrebbe arrivare la prossima settimana.

In particolare il quinto capitolo della sesta stagione racconta l'ultima infernale parte di soggiorno della coppia alla villa maledetta. Prima di questo, però, ci sarà un lungo prologo ambientato secoli fa, nel quale torniamo a vedere la famiglia Mott – collegamento a Freak Show – e la sua vena di follia. Stavolta è Evan Peters a fare gli onori di casa. Sempre un piacere vedere il nostro Quicksilver, qui nelle vesti di un collezionista d'arte molto ossessionato dalla sua preziosa raccolta. Farà una brutta fine, ma come sempre in American Horror Story la morte non rappresenta un particolare problema. Lo ritroveremo secoli dopo, ad aiutare i nostri a scappare dalla macellaia.

Infine ritornano per il confronto finale anche i redneck, ed è qui che rivediamo Frances Conroy. Grande controllo della scena da parte di una delle nostre interpreti storiche preferite. Se è possibile trovare una vena di sincera inquietudine nell'episodio è grazie a lei. Il confronto finale di Shelby e Matt con Thomasin White riporta in gioco tutti, o quasi, i protagonisti di questa prima parte di stagione. Un po' a sorpresa, e un po' forzatamente rispetto a come si erano messe le cose, i nostri riescono a farcela. Sembra la fine, ma mancano ancora 5 episodi.

Episodio coerente con i precedenti. Nel momento in cui la stagione ha deciso di appiattire il livello di follia, le esclamazioni assurde di Evan Peters risaltano e sono un piacere da ascoltare. Per il resto, ammesso che un prodotto di questo tipo debba avere una ragion d'essere, stentiamo ancora a trovarla. Senza tirare in gioco concetti come paura o tensione, a mancare è il sincero coinvolgimento verso ciò che vediamo. Ogni evento è puntellato da una dichiarazione di sgomento, paura, orrore da parte degli intervistati, ma tutto suona come artefatto e lontano (compreso anche l'improbabile coinvolgimento di una storica che dovrebbe donare verosimiglianza al tutto). Di fronte alla generale apatia e alla stanchezza della messa in scena, magari non arriviamo a rimpiangere gli eccessi kitsch, ma ci chiediamo se in fondo non donassero carattere alla storia.

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