American Horror Story 6x04 "Chapter 4": la recensione

La recensione del quarto episodio della sesta stagione di American Horror Story

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Spoiler Alert
Tanta confusione, tanti personaggi, tanti piani temporali, qualche morte e qualche collegamento alle passate stagioni. Questo era il quarto capitolo di American Horror Story e, in mezzo a tutto ciò, l'unica cosa che sembra mancare è l'interesse. Che è da sempre il nodo che la serie di Ryan Murphy non ha mai saputo sciogliere. Costruire mitologie complicatissime che poggiano sulle sabbie mobili, personaggi ora fondamentali ora sacrificabili in nome di un colpo di scena che non è mai tale e che non aumenta mai la tensione. My Roanoke Nightmare non è confuso e pasticciato come le ultime stagioni, ma dato che racconta la storia più semplice (l'intreccio delle varie versioni confonde le acque, ma tutto è molto lineare) la sua difficoltà nel coinvolgerci e nell'appassionarsi alla sua stessa storia pesa ancora di più.

Di fatto nel tragico, e immotivato, soggiorno di Matt e Shelby nella casa si ripresentano le due figure guida che avevamo visto nei precedenti episodi: Elias e Cricket. Denis O'Hare e Leslie Jordan sono quanto di meglio potesse capitare ad una serie che finora ha giocato al ribasso sotto il profilo delle interpretazioni. Fatichiamo a riconoscere la coppia di Cuba Gooding jr e Sarah Paulson che avevamo visto in American Crime Story, mentre in altri casi (Angela Bassett, Kathy Bates, Wes Bentley) tutto si risolve in una bocciatura. I due personaggi che invece sembrano saperne di più di questo universo riescono invece a catturarci. Entrambi porteranno uno spiraglio di speranza nella vita della coppia, entrambi illumineranno la nostra conoscenza del mondo tramite due racconti.

Possiamo fidarci? Non del tutto. Ciò che vediamo sono flashback basati su un racconto soggettivo contenuti in una reinterpretazione di testimonianze che presumiamo realistiche ma che forse non lo sono (chiaro, no?). E comunque sia, anche qui c'è poca ispirazione e tanta voglia di giocare sul già visto. Che non sarebbe un problema, se non fosse per un costante deja vu che ci riporta alle mente il remake del Prescelto. Vediamo Priscilla e Flora, scopriamo qualcosa sullo sfuggente personaggio di Lady Gaga, scopriamo il grande climax della scomparsa della colonia di Roanoke. E ovviamente ci sono i collegamenti, quelli alla prima stagione con Piggy e quelli alla quarta con i Mott.

Su tutto rimane la capacità intatta di disinnescare qualunque forma di orrore. Bambini uccisi, braccia strappate, massacri di gruppo, persone sventrate, il tutto riducendo lo splatter e la ferocia visiva alla sua essenza da intrattenimento pop.

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