American Horror Story 6x01 "My Roanoke Nightmare": la recensione

Inizia la sesta stagione di American Horror Story e, quest'anno possiamo dirlo, la serie prende il via offrendo qualcosa di diverso

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Spoiler Alert
La buona notizia è che quest'anno American Horror Story è diverso. Sì, lo ripetiamo ogni anno, nella speranza che un avvio fortunato riesca finalmente a riportare la serie ai buoni risultati delle prime due stagioni, ma stavolta è vero. Se non altro da un punto di vista stilistico. Che poi questo porti a buoni risultati nel lungo termine è da vedere, e di solito abbiamo visto che la serie di Ryan Murphy ha il fiato corto, ma almeno quest'anno – forse spinti dall'ottimo risultato di American Crime Story (la recensione) – c'è voglia di tenersi più sul classico. Che, sembra un paradosso, in una serie che aveva fatto degli eccessi fini a se stessi un marchio di fabbrica, significa quasi sperimentare di più.

Quindi, qual è il tema della serie di FX quest'anno? Grande riserbo da parte della produzione, che stavolta non ci ha bersagliato con il solito quantitativo di teaser – solo qualcuno – che generalmente ben poco avevano a che fare con l'orrore della storia. La scelta si lega alla voglia di fare qualcosa di diverso, ma deriva anche direttamente dal tipo di storia che ci viene raccontata. Si comincia con il più classico dei trasferimenti da parte della più classica delle coppie, i coniugi Shelby e Matt Miller, che ha appena subito un trauma e vuole lasciarsi alle spalle il passato. Redneck, presenze inquietanti, minacce di morte li accompagneranno fin da subito e per i due, aiutati dalla sorella di lui, si tratterà di capire come affrontare la sfida e sopravvivere.

Si inserisce quindi un nuovo elemento, quello della "storia vera". My Roanoke Nightmare mette di fronte alla telecamera due personaggi, interpretati da Lily Rabe e Andre Holland, che parlano apertamente dell'esperienza vissuta. Le loro dichiarazioni lasciano spazio ad una ricostruzione (ma forse non è giusto definirla così) di ciò che è successo, in cui i loro ruoli sono interpretati da Sarah Paulson e Cuba Gooding Jr. Stesso trattamento riservato alla sorella di lui, una poliziotta che nella "realtà" è interpretata da Adina Porter mentre nella "ricostruzione" ha il volto di Angela Bassett. Tante virgolette e un po' di legittima confusione per una serie non sembra aver chiarissimo ciò che vuole essere.

Ci sono tanti livelli di lettura, troppi per una storia così semplice. Innanzitutto la storia vera non ci appare mai come tale: conosciamo troppo bene Lily Rabe, e le stesse dichiarazioni non riescono mai a coinvolgerci veramente nella finzione. Idem per la ricostruzione. Che ricostruzione non è, essendo girata esattamente come una normale serie tv, quando un format di questo tipo – non più fiction, ma semidocumentario – avrebbe dovuto imporre uno stile diverso. Quindi cosa stiamo guardando? Una serie che vuole essere la parodia di un finto documentario? Quindi un'idea in sé molto buona, una boccata fresca per la serie rispetto ai barocchismi delle ultime stagioni, ma eseguita con poca convinzione, quando invece si sarebbe dovuto premere l'acceleratore fino in fondo per aumentarne il "realismo".

Mentre possiamo immaginare che la serie nei suoi prossimi episodi affronterà il mistero della scomparsa della colonia di Roanoke, un insediamento i cui abitanti risultarono svaniti nel nulla, cerchiamo di trarre gli aspetti positivi di questa première. Buono quindi l'abbandono di un modello ormai vecchio, buono il ritorno a qualcosa di apparentemente più semplice e immediato, buono - qui è soprattutto una speranza confortata dal minor numero di episodi di quest'anno - il voler costruire una stagione più compatta, che riesca a tenersi in piedi fino alla fine.

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