American Horror Story 3x12 "Go to Hell": la recensione

Penultimo episodio per American Horror Story, in cui diamo l'addio ad alcune protagoniste dell'anno

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Da leggere con un certo velo di tristezza: siamo arrivati alla penultima puntata di American Horror Story. Coven sta finendo, e anche se dal nulla saltasse fuori che il prossimo episodio è stato diretto dal John Carpenter di trent'anni fa, nulla potrebbe salvare questa stagione dall'essere definita come la peggiore delle tre. Che non è soltanto un vago giudizio basato sul paragone tra annate diverse, ma una presa di posizione sullo scarso intrattenimento offerto quest'anno dallo show, e il fatto che la critica americana l'abbia invece largamente lodata non lascia molte speranze sul fatto che anche per il prossimo anno tocchi sorbirsi un approccio del genere. Go to Hell quindi, che non è l'esclamazione che viene fuori naturalmente guardando l'episodio, ma il titolo stesso della puntata.

L'incipit non è male. Una sequenza che illustra ed elenca finalmente le famose Sette Meraviglie che servono a identificare la nuova Suprema, e lo fa utilizzando metodi di regia e montaggio tipici di un film dell'epoca del muto. Questa, e una bella scazzottata vecchio stile tra Misty e Madison in cui "Miss Hollywood" le prende di santa ragione, sono i migliori momenti di una puntata tanto decisa nel mozzare tutte le storyline rimaste per lasciare solo la scoperta della Suprema, quanto poco coinvolgente come i precedenti episodi.
Come rami secchi cadono bruscamente e violentemente le pretese di tre delle protagoniste principali dell'anno. Fiona, Lalaurie, Laveau, ovvero Jessica Lange, Kathy Bates e Angela Bassett muoiono in diversi frangenti dell'episodio, ovviamente di una morte violenta, sanguinolenta e crudele, in linea con l'orribile condotta che ha caratterizzato le loro vite. Se ne vanno quindi le tre giganti che all'inizio della stagione potevamo identificare come i punti di riferimento della storia. Pensavamo che lo scontro tra le tre donne avrebbe fatto da sfondo alla guerra tra le due congreghe, che risvegliare l'immortale Lalaurie sarebbe stato un terribile errore, che lo scontro avrebbe regalato grandi soddisfazioni, condito anche dalle ottime interpretazioni delle attrici. Invece tocca constatare il sollievo nell'essersi liberati del personaggio peggiore creato su misura per la Lange in questi anni, dell'odioso overacting della Bassett, di un utilizzo scellerato di Kathy Bates.

Le tre hanno sofferto la schizofrenia della scrittura, hanno patito i continui cambi di fronte, la mancanza di punti di riferimento per la caratterizzazione, l'oblio nel quale cadevano per interi episodi. Né si può dire che la loro uscita di scena sia stata memorabile. Davvero lontana la gestione della vicenda umana di Suor Jude, prima carceriera e poi anima sofferente e distrutta in Asylum, con Fiona barbaramente uccisa da Axeman. Frettolose e poco incisive anche le morti delle altre due, consegnate all'inferno di Papa Legba. Certo, tutto questo ammesso che non ritornino nell'ultima puntata. Fosse un'altra serie qualunque saremmo certi, ma con l'American Horror Story di quest'anno chi può dirlo?

Intanto la fuga di Zoe e Kyle dura circa mezz'ora di puntata. Ora tutte le streghe giovani sono riunite sotto lo stesso tetto e, approfittando di uno dei rari momenti in cui non cercano di uccidersi l'un l'altra, forse si potrà capire finalmente chi è la Suprema. E soprattutto dare il saluto a questa sconfortante annata.

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