American Horror Story 3x10 "The Magical Delights of Stevie Nicks": la recensione

Ennesima puntata fiacca e caotica per American Horror Story Coven

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La pausa non ha fatto bene ad American Horror Story. Quando la semplice pausa settimanale rappresenta solo il periodo che separa un insieme di deliri immediati da un altro, senza l'ombra di una costruzione a lungo termine, è un attimo far crollare l'attenzione. E Coven c'è riuscito, ripartendo con una decima puntata caotica, illogica, non coinvolgente, ennesimo tassello sulla strada verso un finale di stagione che non arriverà mai troppo presto. Osservando l'episodio ci si chiede come abbiano fatto queste streghe isolate, odiose e individualiste e non massacrarsi a vicenda ponendo fine alla storia. Poi ci si ricorda che in effetti è successo, e che solo i poteri di Misty Day hanno permesso alla ruota infernale di continuare a girare.

The Magical Delights of Stevie Nicks. Autoreferenziale, presuntuoso e sopra le righe fin dal titolo, l'episodio azzera ogni possibilità di riassunto o riflessione. Gli eventi si accumulano caotici, le solite alleanze e inimicizie che durano un battito di ciglia e che passano da zero a cento (dove zero è la reciproca indifferenza e cento è l'uccisione immotivata) con altrettanta facilità. Proviamo ad essere più concreti. Tutte vogliono essere la Suprema. L'unica che non ci tiene viene fatta secca per la terza volta durante la stagione. Fiona e Marie Laveau, nemiche giurate, ora false amiche del cuore pronte a sconfiggere la setta dei cacciatori di streghe. La povera Nan gettata dall'altare alla polvere tombale in tre scene (e paradossalmente dobbiamo sperare che la sua morte sia vera, per poter finalmente vedere qualcosa di definitivo nella serie).

Altri personaggi che rimangono al palo e diventano invisibili, altri che appaiono solo per suonare il Theremin, altri ancora che intrecciano tra loro strani rapporti di alleanza/odio. Non c'è logica, non c'è costruzione, e non c'è nemmeno divertimento. American Horror Story appare ormai come una serie tutta giocata sull'improvvisazione settimanale, ma intendiamoci, il delirio e la follia narrativa sarebbero anche accettabili in un contesto originale, divertente, creativo, memorabile. Ma onestamente i singoli momenti riusciti che abbiamo visto in queste dieci puntate si contano sulla dita di una mano, e se davvero per smuovere un po' le acque la scrittura ha necessità di ricorrere ad un cameo straniante e fuori luogo come quello di Stevie Nicks, allora siamo alla frutta.

Tanto per completare il campionario di personaggi caratteristici – peccato si giochi all'accumulazione piuttosto che alla valorizzazione – appare infine anche Papa Legba, personaggio della tradizione voodoo dall'aspetto caratteristico (se avete visto La principessa e il ranocchio della Disney ricorderete come anche il villain di quel film fosse ispirato a questa figura, e ovviamente il fatto che entrambe le storie siano ambientate a New Orleans non è un caso). In realtà la sua apparizione è forse l'unico elemento positivo della puntata. È un po' improvvisa e buttata lì, ma è anche integrata con la trama settimanale (per quella stagionale lo sa il cielo a questo punto) e fa la sua bella – si fa per dire – figura.

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