American Horror Story 3x05 "Burn, Witch. Burn!": la recensione

Seconda parte del doppio episodio di Halloween

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi

I fan di Sam Raimi e della saga di Evil Dead saranno rimasti decisamente soddisfatti nel sentire una citazione ad Army of Darkness e nel vedere una motosega fare a pezzi un'orda di non morti. Per il resto, coerente con la prima parte del doppio episodio di Halloween e soprattutto con il resto della stagione, American Horror Story continua, anche nella sua terza incarnazione, a premere sul pedale del trash, sulle varie storyline, alcune completamente parallele, altre decisamente randomiche. L'intrattenimento, garantito questa settimana anche dal ritmo sostenuto dell'episodio e dalla riduzione delle sottotrame a due soltanto, funziona bene. Se Coven può essere definito coerente nel suo essere incoerente, nella sua follia, nella costruzione di una mitologia che non ha, diciamolo, alcun senso, allora l'obiettivo settimanale è raggiunto.

Registriamo l'assoluta mancanza della storyline di Kylenstein (non se ne sente la mancanza) e l'avanzare delle due sottotrame che già erano state protagoniste la scorsa settimana. Da un lato l'attacco degli zombie, tra cui le figlie di Madame Lalaurie, alla scuola di stregoneria (nella quale a dire il vero finora non abbiamo visto insegnare quasi nulla), e dall'altro la veglia in ospedale di Fiona alla figlia Cordelia, colpita da un acido che l'ha resa cieca, ma che le ha anche donato un nuovo tipo di vista. Partendo proprio da quest'ultimo elemento, possiamo dire con una certa sicurezza come in questo universo la magia operi in maniera se non del tutto, almeno in buona parte, casuale.

Fiona è in grado di guarire Queenie con un soffio sulle labbra, di resuscitare una neonata con delle semplici parole, ma non può ridare la vista a Cordelia. I poteri (spesso di per sé assurdi) si manifestano e se ne vanno con facilità, ed è davvero semplice ingannare un consiglio stregonesco che, per quanto ne sappiamo (nulla è mai approfondito e tutto si risolve in pochi scarni rapporti di potere e relazioni) dovrebbe essere abbastanza potente. Altra riflessione meriterebbe lo sfruttamento degli spazi, che in American Horror Story ha sempre avuto una certa importanza: dopo la casa e il manicomio, due veri labirinti, per la prima volta il "campo da gioco" è davvero esteso. E la serie non sembra a suo agio nel distendersi su un ambiente così grande, anzi, paradossalmente, tutto ancora di più pare svolgersi sempre nei soliti quattro spazi centrali (ancora più chiuso e opprimente), con i personaggi sempre nelle destinazioni finali e mai nei tratti di collegamento.

Se il flashback di Madame Lalaurie ci riporta al personaggio che avevamo "apprezzato" nel primo episodio, è sempre straniante l'effetto della donna interpretata Kathy Bates al giorno d'oggi. Dopo il suo mezzo pentimento che l'ha resa ancora di più un agnellino davvero si fatica a capire come potrà entrare nello scontro fra le due congreghe. Idem per il marito di Cordelia. Capitolo Suprema: Coven ci sta mentendo per la seconda volta o è proprio Zoe (la più ovvia, scontata e in fondo deludente delle scelte possibili) la nuova guida per la congrega? Misty Day riappare nel finale, e in quel momento non abbiamo dubbi su chi vorremmo vedere nella successione a Fiona.

Continua a leggere su BadTaste