American Horror Story 1x03, "Murder House": il commento

Il terzo episodio di American Horror Story aggiunge punti al tabellone risollevando un ritmo che era calato nella seconda puntata...

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Prendete Nip/Tuck e levate uno dei soci. Aggiungete una spruzzata d’horror (non importa che sia tanto, l’importante è che sia di qualità). Quello che otterrete è American Horror Story. O almeno questo episodio di American Horror Story, nel quale assistiamo a una serie di grandi rivelazioni: purtroppo o per fortuna? I pro consistono nel vedere soddisfatte alcune delle nostre curiosità. Il rapporto tra Moira e Constance (abituatevi perché di questo passo lo scriverò a ogni episodio: Jessica Lange è fantastica!) e la storia dei primi proprietari della casa ne sono un buon esempio. A questo proposito: le loro vicende non sono raccontate integralmente, dobbiamo aspettarci che entrino nello schema di ogni puntata (qualcosa come: storia originale-storia del presente in parallelo)? Non avete idea di quanto me lo auguri! Un contro potrebbe essere legato al fatto che spiegando così tanto da subito si rischia di restare senza niente di rilevante da raccontare in seguito. Anche se il quantitativo di elementi introdotti in questa puntata sembra equilibrare quei nodi che vengono sciolti.

Il mix di questo episodio è perfetto e, se la stagione dovesse continuare così, ritiro i miei dubbi riguardo alla possibilità di riuscire a tenere alta la tensione per tredici episodi.

Ben Harmon è ufficialmente un uomo nei casini (gli facciamo i complimenti per essere riuscito a esserlo stato solo ufficiosamente per i primi due episod); Moira, incredibilmente, non è troppo soddisfatta del suo ruolo; Vivien Harmon è una cretina; Constance è davvero inquietante; Violet è adolescente; Larry vuole a tutti i costi recitare, lo vuole così tanto che ucciderebbe se volesse (e io che pensavo che scherzasse quando parlava di teatro); Tate è un ottimo punto interrogativo. Questo, più o meno, è il succo della trama principale.

In questa puntata facciamo anche due giretti nel passato della casa al prezzo di uno. Il primo flashback ci porta nel 1983 e introduce la spiegazione del rapporto tra Constance e Moira. Le regressioni successive introducono i primi proprietari della Murder House. Esatto: il medico delle star e famiglia. Il primo impatto è più che positivo, a mio avviso: marito e moglie sembrano psicotici al punto giusto per unirsi alla banda di American Horror Story. Restano tanti interrogativi legati al medico e alla sua gentile signora, e l’ingresso in scena di un nuovo personaggio nella trama principale lascia intuire che non sono interrogativi a cui si risponderà nel giro di due o tre puntate. Risolto l’enigma riguardante Moira e Constance si dovrà definire meglio quello tra la stessa Constance e Tate, per non parlare di quello tra questi personaggi e la casa (che comincia comunque ad apparire tra le righe in questa puntata).

Il terzo episodio di American Horror Story aggiunge punti al tabellone risollevando un ritmo che era calato nella seconda puntata. Continuando in questo modo, assisteremo a una serie davvero niente male...

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