American Gods 3×08 “L’estasi del Fuoco”: la recensione

American Gods 3x08 torna ad abbracciare il lato più esagerato e pacchiano della serie – e, a scanso di equivoci, è una cosa bella

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Spoiler Alert
American Gods 3x08 “L’estasi del Fuoco”: la recensione

Uno dei segreti del successo della prima stagione di American Gods, e dei meno segreti dell’insuccesso della seconda, era la capacità di capire quando non prendersi troppo sul serio e abbracciare il lato ridicolo e divertente di certe situazioni, e al contrario di approcciare con estrema delicatezza questioni che altrove sarebbero state benzina per gag e battute varie. Nella prima stagione questo succedeva, nella seconda un po’ meno, e in questa terza il vecchio spirito è un po’ tornato a galla, per esplodere definitivamente in L’estasi del Fuoco.

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Ci sono almeno due sequenze così in L’estasi del Fuoco. La prima viene già anticipata dal trailer ma, assumendo che potreste anche non averlo visto, preferiamo non rovinarvela; vi diremo solo che c’entra Wednesday, ovviamente, e un vecchio amico, e leggende e rivalità altrettanto vecchie – e una risoluzione che aspettavamo da un po’ e che qui si manifesta in maniera talmente pacchiana e sopra le righe che se non stessimo guardando American Gods ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Invece qui la scelta, e la scena, funzionano, e semmai il problema è che dura tutto troppo poco: dopo aver passato sette episodi a girarci i pollici in attesa di qualcosa avremmo preferito godercela un po’ più a lungo. Ma va bene così, anche e soprattutto considerando come si chiude tutta la faccenda (con un cliffhanger, ovviamente).

La seconda sequenza è invece un assolo di Yetide Badaki, che per una volta viene liberata dagli opprimenti panni della dea Bilquis e lasciata libera di sfogare la sua Leslie Jones interiore; il motivo non ve lo spieghiamo, ma se avete seguito fin qui avrete già capito che c’entra il sempre più disperato Technical Boy, e i suoi glitch, e persino uno spunto bladerunneriano gettato lì e chissà se ripreso in futuro oppure abbandonato al suo destino. Senza il peso della tragica serietà che affligge il suo personaggio, Badaki ruba la scena e dà una botta di ritmo a un episodio che altrove si prende invece il suo tempo: parliamo di Laura e Salim, il cui viaggio finora senza grande costrutto alla ricerca della lancia che ucciderà Wednesday porta la coppia al Great Peacock Inn, il tempio dell’amore omosessuale protetto dal Dio Coniglio cinese e gestito da Toni (l’attrice-compositrice-attivista trans Dana Aliya Levinson). Il Great Peacock Inn è un santuario dominato da pansessualità, amore libero, crollo delle inibizioni e, ovviamente, neon rosa e viola come se piovesse; in altre parole è un paradiso, nel quale Salim potrebbe finalmente ritrovare se stesso e Laura...

Be’, Laura trova qualcos’altro, o qualcun altro, che ha il volto di Simon di Misfits Ramsay Bolton Iwan Rheon, e che, per farla brevissima, le sarà molto utile. Il tema della puntata è lasciarsi il passato alle spalle e ripartire, che nel caso di tutti gli altri personaggi suona come una cosa positiva, speranzosa e foriera di cambiamento, mentre nel caso di Laura suona come una condanna a morte – per chi di preciso lo scopriremo molto presto, e di sicuro entro due settimane.

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