American Gods 2x05, "The Ways Of The Dead": la recensione

Il nuovo episodio di American Gods ci svela il sanguinoso passato di Cairo e apre nuove prospettive al rapporto tra Mad Sweeney e Laura

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Spoiler Alert
"Abbiamo un patto?" chiedeva Mr. Wednesday (Ian McShane) a Shadow Moon (Ricky Whittle) alla fine di Muninn. "Abbiamo un patto?" chiede adesso Mad Sweeney (Pablo Schreiber) all'eccentrico Barone Samedi (Mustafa Shakir) durante la sua visita al Coq Noir in quel di New Orleans. "Abbiamo un patto?" chiede, di lì a poco, lo stesso Samedi a Laura Moon (Emily Browning).

Anche lo spettatore potrebbe porre la medesima domanda ad American Gods, giunto con The Ways Of The Dead a soli tre episodi dalla fine di questa seconda stagione. Un dubbio che sorge spontaneo alla luce di una puntata che non fa che riconfermare i difetti - ahinoi superiori ai pregi - di questa seconda annata della serie targata Starz: rarefazione del ritmo drammatico, estrema frammentazione narrativa, dispersione dell'attenzione dello spettatore attraverso troppi rigagnoli secondari che non sembrano giovare al corpus principale.

The Ways Of The Dead si apre con il brutale, grafico linciaggio di Will "Froggie" James (Warren Belle) da parte di una folla assetata di sangue che, nella Cairo del 1909, lo torturò a morte, profanò il suo cadavere e tagliò le sue estremità come monito nei confronti dei cittadini di colore che avessero osato incrociare lo sguardo con un bianco. Per chi se lo stesse chiedendo, si tratta di una vera atrocità americana, tratta dalla storia reale del paese e cruda espressione della supremazia bianca.

The Ways Of The Dead è, però, anche la storia di due ragazze morte: una di esse è una donna anonima, trovata trucidata a Cairo proprio nel 1909, goccia che fa traboccare il vaso della rabbia razzista nei confronti di Will James. L'altra donna ha tradito suo marito, è rimasta uccisa in un incidente d'auto meno fortuito di quanto non sembrasse all'inizio ed è tornata dall'oltretomba per salvare e proteggere il suo sposo: parliamo ovviamente di Laura Moon, che con il suo viaggio a New Orleans in compagnia di Mad Sweeney rappresenta forse la parte più luminosa di questa puntata.

Per carità, anche la storia di Froggie meriterebbe attenzione, ma l'uso che se ne fa in American Gods è, almeno per ora, piuttosto sterile. A fronte di una trattazione visuale coinvolgente e disturbante - onore al merito di Salli Richardson-Whitfield, che ha diretto l'episodio - l'impressione che riceviamo è di persistente voyeurismo, con la telecamera che indugia morbosamente tanto su sangue e fiamme quanto sulla folla partecipa all'orrido linciaggio di James.

"Memento mori", sussurra Froggie a Shadow dallo specchio ornato nel buio bagno della camera ardente in cui il nostro protagonista ancora soggiorna. Ma l'inquietante, avida attenzione della telecamera non si limita a ricordare a Shadow - o al pubblico - l'inevitabilità della morte, feticizzando invece il massacro di Froggie e la crudeltà gratuita di questo delitto. Il problema è che, come già accaduto nella puntata precedente, American Gods sembra voler ridurre le tensioni razziali a un conflitto interno all'etnia succube.

Contrariamente alle storie di "arrivo in America" viste nella prima stagione, quella di Will James sembra la parte secondaria di una storia già secondaria. Certo, tramite questa tragedia Shadow tocca con mano le atrocità commesse contro i neri poiché, non essendo cresciuto in America, necessita di qualche lezione a tal proposito da Nancy (Orlando Jones) e Ibis (Demore Barnes); tuttavia, questo tuffo nel 1909 e le sue relative conseguenze non sembrano avere alcun tipo d'influenza sul rapporto tra gli dei sull'orlo della guerra.

Eppure, un passo avanti American Gods lo compie con questo The Ways Of The Dead: la conturbante fiorescenza visiva della regia di Richardson-Whitfield trionfa nella bizzarra sequenza che vede Mad Sweeney e Laura Moon avvolti in una sorta di rituale erotico, confusi e manipolati dal Barone Samedi e dalla sua sensuale amante Maman Brigitte (Hani Furstenberg), che li coinvolgono in due distinti congressi carnali culminati, grazie ai loro prodigiosi incantamenti, in un amplesso che unisce infine i due compagni di viaggio, instillando in loro il legittimo dubbio che lo spettatore si è posto già da qualche tempo.

Almeno, il viaggio di Laura e Sweeney a New Orleans ha qualcosa a che fare con lo sviluppo dei personaggi. Lo stesso possiamo dire di Wednesday, che porta al nano Alviss (Lee Arenberg) la propria lancia spezzata: Odino si sta preparando per la guerra, Laura vuole indietro la sua umanità, Sweeney ha bisogno della sua moneta e sta sviluppando dei sentimenti per la sua ex nemica. Che cosa stia facendo esattamente Shadow, oltre a imparare a menadito la storia di Cairo, non ci è dato saperlo, così come non ci è dato sapere perché Bilquis (Yetide Badaki) e Nancy si preoccupino così tanto del destino di Ruby Goodchild (Mouna Traore). L'accordo silenzioso che lo spettatore ha stipulato con American Gods implica però che questi dubbi vengano almeno in parte dissipati nel corso degli ultimi tre episodi della stagione. Abbiamo un patto, no?

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