American Gods 1x03, "Head Full of Snow": la recensione

Nel terzo episodio, American Gods si focalizza sul rapporto tra Wednesday e Shadow e sulla progressiva demolizione dello scetticismo di quest'ultimo

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Spoiler Alert
"Non voglio essere dimenticato. Posso sopravvivere a tutto, ma non a questo." Nelle parole di Mr. Wednesday (Ian McShane), alias Odino o Wotan, come viene chiamato da Czernobog (Peter Stormare), è racchiuso tutto il senso di American Gods che, nel suo terzo episodio, inizia a svelare qualcosa in più al pubblico - e al protagonista Shadow Moon (Ricky Whittle) - sui piani del misteriosissimo personaggio. Sebbene sia ben lungi dal voler spiegare con chiarezza i meccanismi della propria trama, la serie Starz sta ormai delineando i prodromi di una guerra tra vecchie e nuove divinità, preparando una battaglia dal sapore vagamente melanconico.

Rispetto alla puntata precedente, Head Full of Snow punta maggiormente sulla progressiva definizione del rapporto tra Wednesday e Shadow, complice una rapina in banca sui generis e una nevicata che, stando alle parole del primo, è unica e diretta derivazione della volontà del secondo. Per Shadow, che non crede in niente - come sottolineato da Zorya Polunochnaya (Erika Kaar), generosa donatrice della seconda moneta fortunata all'ex galeotto - quello che si pone davanti ai suoi occhi ha il sapore di una coincidenza dai tratti ineffabili, e non dubitiamo che la comparsa, nella scena finale, della defunta moglie Laura (Emily Browning) nella sua camera d'albergo possa essere la spinta definitiva ad abbandonare il suo ormai ben noto scetticismo.

Odino, così come l'Anubi (Chris Obi) che compare in apertura di puntata, o come il Jinn (Mousa Kraish) che seduce lo spaesato Salim (Omid Abtahi) che sale sul suo taxi, tenta con tutte le forze di adattarsi a un presente che non gli appartiene del tutto, cercando adepti ancora disposti a credere nelle forze primordiali della natura, liberi dalla schiavitù dei nuovi dèi più tecnologici e social. È una battaglia persa, lo avvisa Zorya Vechernyaya (Cloris Leachman) prima di concedersi una passeggiata romantica con l'uomo, ricordando i bei vecchi tempi della loro gloria; ma il futuro può essere cambiato, e Wednesday sembra puntare sulla capacità immaginativa e sognatrice che tutti, anche i più inflessibili razionalisti, sembrano possedere. Il dio sa che il mondo contemporaneo non è formato solo da Salim o da signore Fadil (Jacqueline Antaramian), pronti ad accogliere - non solo metaforicamente - il divino dentro di sé, e Shadow rappresenta il miglior terreno di prova per testare la sua capacità di suggestione e, quindi, di conversione.

Intento che, traslato in termini televisivi, è il medesimo di American Gods stessa, che ambisce a conquistare il proprio pubblico non tanto con complessi viluppi di trama, quanto con il potere di meravigliare caratteristico delle popolazioni antiche, la fascinazione ancestrale per fenomeni eterni che spaziano dalla formazione dei fiocchi di neve alla prima scintilla del sentimento d'amore, raccontato da Shadow e dipinto dall'episodio nell'onesta, suggestiva scena di sesso tra Jiin e Salim (onore al merito di una rappresentazione lontana da obsolete censure bigotte). Non stupisce che, come dichiarato da Neil Gaiman, la prima stagione della serie copra solo cento pagine del romanzo d'origine, concedendosi approfondimenti e digressioni sempre pertinenti col grande affresco visivo, tematico ed emozionale che sta andando costruendo con rara maestria, settimana dopo settimana.

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