American Gangster


Frank Lucas, negli anni settanta, diventa uno dei maggiori trafficanti di droga di New York, mentre un poliziotto è sulle sue tracce. La pellicola con Denzel Washington e Russell Crowe è a tratti avvincente, in altri momenti scontata...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloAmerican GangsterRegiaRidley ScottCast

Denzel Washington, Russell Crowe, Chiwetel Ejiofor, Josh Brolin, Lymari Nadal, Ted Levine, Carla Cugino

 Uscita18 gennaio 2008

Passano pochi secondi e già si sobbalza dalla poltrona per una scena decisamente forte. Purtroppo, non capiterà spesso in questo contraddittorio film, che conferma ancora una volta tutto il bene e il male che si può dire di Ridley Scott, un regista che è sembrato artisticamente morto almeno 3-4 volte nella sua carriera e che poi risorge sempre. In effetti, dopo i flop Le crociate e Un'ottima annata, gli strepitosi incassi di American Gangster ci volevano, ma è difficile dire che siano perfettamente meritati.

La pellicola, se vista da occhi inesperti, potrebbe anche far gridare al filmone (e in effetti su IMDB è entrata di prepotenza tra i 100 film più belli di sempre). Ma, con un po' più di attenzione, si noterà come in American Gangster c'è poco di veramente originale ed innovativo. Quante volte abbiamo visto un poliziotto onesto che deve combattere (oltre che con la criminalità) con i suoi colleghi corrotti? L'esempio supremo è ovviamente Serpico, che qui risulta il modello principale. Ma è anche scontato mostrare le difficoltà di conciliare vita privata e lavoro del poliziotto protagonista, così come la facile contrapposizione tra la vita spartana del tutore dell'ordine rispetto a quella lussuosa del criminale. Sarebbe stato meglio tentare altre strade, come faceva Kathryn Bigelow in Point Break, mettendo a confronto due diverse idee esistenziali più che sociali. Interessante, invece, il rapporto tra il poliziotto protagonista e il suo collega, così come i legami familiari del boss del crimine con la sua famiglia (qui il riferimento sembra andare in parte a La furia umana).

Ma forse, quello che lascia perplessi è la mancanza di un'idea precisa della pellicola. Una lotta tra due uomini su diversi versanti della legge? Forse, ma allora perché iniziare a collegarli solo dopo un'ora di film? Che sia un prodotto sulla corruzione nella polizia? Possibile, ma la cosa viene solo accennata prima di arrivare al gran finale. Anche un altro tema potenzialmente molto interessante, quello del boss afroamericano che diventa una sorta di 'imprenditore' contro il predominio dei bianchi, viene in realtà discusso soltanto alla fine. Allo stesso modo, lo stile da regista di Scott (che si prende tutto il suo tempo per raccontare questa storia, forse fin troppo, considerando le due ore e mezza di durata) sembra essere più misurato che in passato, ma ogni tanto affiorano tracce patinate che stonano nel complesso della pellicola. Insomma, nonostante i suoi sforzi, Scott non è Sidney Lumet e forse è anche ingiusto fargliene una colpa.

Anche a livello di interpretazioni, il discorso è contraddittorio. Denzel Washington ha ottenuto grandi consensi, ma francamente non sarei così entusiasta. Il problema è soprattutto il suo personaggio, che agisce francamente in maniera irrazionale, sostenendo di voler rimanere nell'ombra per non catturare l'attenzione della polizia (che peraltro non si capisce proprio come possa non averlo notato fino a quel momento), ma poi compiendo un atto imbecille di fronte a centinaia di testimoni (e no, non mi riferisco al pelliccione che indossa). Ma anche Washington ci mette del suo, mostrando a tratti una violenza eccessiva e fastidiosa, peraltro alzando troppo i toni dell'interpretazione. Molto meglio Russell Crowe, che ovviamente ha suscitato minore interesse da parte della critica, ma che conferma ancora una volta di essere uno degli attori più interessanti e coraggiosi della sua generazione. Nonostante, come detto, un personaggio decisamente stereotipato, Crowe vi infonde un realismo che fa completamente dimenticare il suo status di star hollywoodiana.

Insomma, se volete passare due ore e mezza con una pellicola americana decisamente più matura rispetto a tanti altri prodotti a stelle e strisce, American Gangster va benissimo. Ma non vi aspettate un capolavoro...

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