The Amazing Spider-Man 2: Il Potere di Electro, la recensione

Proseguendo sulla medesima strada del primo film ma con molta più ferma decisione e con una storia dai risvolti più interessanti, la seconda saga dell'Uomo Ragno al cinema sembra decollare.

Critico e giornalista cinematografico


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Il progetto di questa seconda serie di Spider-man, più aderente alla versione Ultimate dei fumetti, più adolescenziale e con un versante romantico decisamente più importante (del resto Marc Webb sembra essere stato preso proprio per questo), con il secondo film sembra compiersi maggiormente.
L'hipster Spider-man di Marc Webb stavolta è più convincente che nel primo episodio, finalmente a suo agio con il ruolo prende il posto che ha nei fumetti di scanzonato eroe di quartiere con problemi in borghese e il solito rapporto conflittuale con il tempo e i molti impegni delle due identità (in questo film poi il tempo è la chiave di lettura di tutto, anche se forse più nelle intenzioni dell'autore che nella realtà dei fatti). Perchè sembra che ancor più di prima Webb abbia scelto di fare un fumetto più che un film, di saccheggiare sempre più dalla dimensione visiva, dai dialoghi e da quel senso generale di leggerezza delle tavole che dalla maniera in cui i film raccontano le loro storie.

Dal modo in cui i villain entrano in scena, a come parlano, fino alle molte e diffuse implausibilità della storia (chiavi indispensabili per portare avanti la scena trovate in una mano carbonizzata verso l'alto, scienziati che parlano con un accento tedesco da operetta e addirittura Harry Osborne che non riconosce l'amico Peter Parker quando gli parla con indosso il costume) tutto suona come i fumetti meno intellettuali e più scanzonati. E lo si intende come un complimento. Anche il Max Dillon di Jamie Foxx quando entra in scena è un personaggio disegnato, ha un character design che sembra venire più dalla carta che dal reparto costumi di una società di produzione.
In questo senso scelte simili danno un respiro maggiore al film, lo rendono più ragionevole e divertente.

Non ci si aspetta dunque molto da Spider-man, non la durezza del cine-fumetto DC (che ambisce sempre molto rischiando alle volte di non raggiungere niente) ma nemmeno l'estrema azione e la complessità narrativa di film dell'orbita Avengers, semmai qualcosa di più spensierato anche quando cerca (come in questo film) di premere sul romantico e sul drammatico.
E' forse questa l'unica cosa che non stanno ancora mutuando davvero dai fumetti dell'Uomo Ragno, quella maniera particolare che molti autori degli anni '90 hanno trovato di dare uno spessore non tanto al personaggio (che è bello perchè a suo modo spensierato) ma alle sue storie, al suo ruolo e al mondo che gli gira intorno. Ad ora, viste anche le prospettive che questo secondo film apre (in linea con le notizie dei giorni scorsi sulla saga), sembra che Spider-man versione Webb sia una grande storiella adolescenziale che adatta i cicli più divertiti dell'Uomo Ragno a fumetti. Ed è bella proprio per questo.

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