Amabili resti - La recensione
Una ragazzina viene uccisa brutalmente, ma continua a rimanere vicino alla sua famiglia e al suo assassino. Dal romanzo di Alice Sebold, l'adattamento di Peter Jackson ha una prima parte molto bella, una seconda più altalenante...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloAmabili restiRegiaPeter JacksonCast
Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Rachel Weisz, Susans Sarandon
Uscita5 febbraio 2010La scheda del film
Confesso, avevo molti dubbi su Amabili resti. In parte, erano dovuti a una certa autoindulgenza che avevo riscontrato in alcune parti di King Kong e che mi davano l'impressione di avere di fronte un regista sì di grande talento, ma anche lasciato senza un produttore che lo frenasse. Ma, soprattutto, avevo dei dubbi sull'adattamento di questo libro in particolare. Che non avevo amato particolarmente, ma che soprattutto mi sembrava quasi infilmabile nel suo racconto in prima persona di una ragazza morta in circostanze così drammatiche.
E anche il lavoro registico è di alto livello. Le idee in questo senso risultano spesso notevoli. Penso al gioco di sguardi in mezzo a un modellino o a una scena fantasiosamente folle nel mondo ultraterreno di Susie e della sua amica. Va detto che ogni tanto si rischia di scivolare nel kitsch (e un'immagine riflessa nell'acqua è francamente eccessiva), ma in generale è un rischio che si riesce a scongiurare. Anche perché Jackson evita accuratamente di indugiare nei particolari più efferati dell'omicidio, una scelta encomiabile e che salva il film dal sensazionalismo più banale.
Purtroppo, la seconda parte non è all'altezza di questa prima. Beninteso, non c'è un crollo sconvolgente, ma senza dubbio la sensazione è che ci sia una lunghezza eccessiva, a fronte di una storia che è veramente difficile da raccontare, considerando la separazione tra i protagonisti vivi e morti. Manca sicuramente una strada precisa da intraprendere e si passa troppo rapidamente da un punto di vista (il padre, la nonna, la madre, la sorella) all'altro, senza capire esattamente dove si vuole andare a parare.
E' in questi momenti (soprattutto quelli del nuovo mondo di Susie) che riemerge un certo compiacimento poco riuscito, in cui a tratti si ha l'impressione di uno sfoggio di tecnica e mezzi produttivi un po' fine a se stesso. Va detto comunque che, anche in queste sequenze meno convincenti, si evita la freddezza di certi prodotti simili e che risultano troppo 'artistici'. Ma il paradosso è che la scena che dovrebbe essere la più emozionante del film (e in parte comunque lo è), è anche quella girata in maniera meno convincente e quasi pubblicitaria. E il finale sarà anche coraggioso, ma risulta troppo da deus ex machina per essere veramente efficace.
In definitiva, un prodotto con alti e bassi, ma in cui i primi superano agevolmente i secondi. E con tante emozioni importanti vissute. In questo periodo, va più che bene...