Altered Carbon: Resleeved: la recensione
Altered Carbon: Resleeved è uno speciale animato dal contenuto e dalla forma impersonali e freddi
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Più Altered Carbon diventa semplice, più è digeribile, ma non è detto che sia migliore. Già la seconda stagione della serie Netflix si allontanava dalla patina esistenziale della prima per raccontare una semplice parabola action. Ora, Altered Carbon: Resleeved accentua se possibile ancora di più quelle caratteristiche. Si tratta di uno speciale animato giapponese della durata di poco più di un'ora, collocato temporalmente tra la prima e la seconda stagione, che racconta una missione di Takeshi Kovacs. Il franchise abbraccia alcune caratteristiche del racconto animato giapponese, cambia stile, soprattutto nel climax, punta sulla violenza esagerata e sanguinolenta. Tutto inscatolato in una confezione esteticamente fastidiosa.
Così come fece Tarantino all'epoca del segmento animato di Kill Bill, anche Altered Carbon approfitta dello stile animato per proporre una violenza esagerata. Fiotti di sangue imbrattano il soffitto, arti sono mozzati, ossa sono spezzate. La gestione stessa dell'azione e dei limiti dei corpi sono superati rispetto alla serie originale. L'azione è più coreografata, e tutto culmina in uno scontro fisico che non ha nulla del live action, ma corteggia l'esagerazione più spudorata dell'azione anime.
Una freddezza che trabocca dalla forma e va a contagiare il contenuto dello speciale (difficile anche definirlo film). Resleeved è in fondo una piccola storia senza un protagonista identificabile, o senza il tempo necessario ad approfondire la propria ambientazione. Molto dell'intreccio si svolge negli interni, e quando siamo fuori la città è la più classica delle variazioni sulla Neo Tokyo di Akira (che ha senso visto che la serie live action è costruita su Blade Runner). Resleeved non è una visione sfiancante (è troppo breve e leggera per esserlo) ma non ha né il merito di approfondire la mitologia dell'universo di Altered Carbon, né di sfruttare la sua "specialità" per raccontare qualcosa che abbia uno stile personale.