Alps - la recensione

[Venezia 2011] Una commedia a tratti molto divertente, ma non per questo di facile presa sul pubblico, che cerca un complesso ragionamento sulle mancanze...

Critico e giornalista cinematografico


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Non fa di certo sconti al pubblico Alps, né intende venirgli incontro in alcun modo, questo occorre saperlo da subito. Si tratta di un film che ha altre ambizioni, è un viaggio non facile da compiere alla fine del quale (e solo a quel punto) se ne potrà comprendere il senso e sentirsene ricompensati.

La storia è quella di un gruppo di uomini e donne che interpretano i morti, cioè si informano (blandamente) su passioni, desideri e abitudini di persone appena decedute e le interpretano per i genitori, i mariti o chiunque lo voglia. Tutto quanto è girato in forma di commedia, con un umorismo gelido fatto di grandi silenzi e impennate di assurdo e ridicolo.

Dove le cose si fanno più intrecciate è sul terreno della contaminazione tra ridicolo, grottesco e tragedia, quando Alps nel giro di pochi istanti vira sul violento, sul terribile e sul drammatico.

Le motivazioni che spingano i protagonisti a fare quello che fanno, cosa si celi nel loro passato, cosa li ossessioni e perché ad un certo punto si sciolgano non è spiegato appositamente, questi mutamenti nell’intreccio sono infatti poca cosa in confronto alle reazioni che scatenano.

Ognuno ne tragga le proprie conclusioni. Alps non è un film facile ma è un film serio, un progetto complesso che probabilmente non raggiunge tutti gli obiettivi che si era fissato ma che ha l’audacia di cercare percorsi diversi di linguaggio e di generazione del senso. Viva la faccia.

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