Almost Human 1x01 "Pilot"/1x02 "Skin": la recensione

Poco originale ma ben riuscito il nuovo progetto prodotto da J.J. Abrams funziona e, fino ad ora, convince

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Che l'originalità non fosse esattamente il punto forte del soggetto di Almost Human lo si poteva intravedere fin dai primi dettagli trapelati sulla storia. Se la collaborazione forzata tra un agente di polizia e un robot in uno scenario futuristico dovrebbe risultare familiare a quanti conoscano Abissi d'acciaio di Asimov, al tempo stesso gli stessi spettatori del poco fedele Io Robot avrebbero potuto trovare qualche elemento in comune tra la caratterizzazione dei due protagonisti, entrambi con un trauma alle spalle, entrambi poco favorevoli alla collaborazione con i "sintetici". La visione del doppio pilot trasmesso dalla Fox non fa nulla per smentire questi pregiudizi. Tutt'altro, li conferma pienamente e aggiunge nuovi spunti che, dall'ambientazione ad alcuni congegni futuristici, richiamano senza troppa difficoltà da parte dello spettatore altri e più famosi scenari fantascientifici.

I bassifondi della città sono quelli di Blade Runner, c'è un congegno legato alla memoria che, pur con diversa funzione, non può non ricordare Atto di Forza, e l'intero sottobosco fatto di droghe e gruppi armati richiama altri scenari del genere, su tutti Robocop. E tutto ciò viene innestato nel più classico dei rapporti bromance da buddy movie: l'interazione tra i due protagonisti, il detective John Kennex (Karl Urban, che pochi anni fa aveva già interpretato un particolare poliziotto nel futuro nel nuovo Dredd) e l'androide dotato di sentimenti Dorian (Michael Ealy) ricalca quanto già visto mille volte in produzioni del genere, ne riprende caratterizzazioni, svolte, alternanza tra momenti più drammatici e seriosi e scene decisamente più divertenti e sopra le righe. E tutto questo funziona.

Almost Human raccoglie il testimone del triste panorama fantascientifico in televisione, ancora più povero dopo la fine di Fringe, e lo fa fondendo in maniera finora riuscita una serie di elementi troppo familiari per non andare a segno. Un vago accenno di trama orizzontale, legata soprattutto all'evento che costrinse due anni prima Kennex a ritirarsi, e che avrebbe a che fare con il coinvolgimento della moglie in un gruppo antigovernativo, e una narrazione che, finora, procede e probabilmente procederà anche nelle prossime puntate tramite standalone episodes. Considerando come Fringe per la prima stagione abbia seguito esattamente questo trend, non ci si può lamentare della scelta, almeno per ora.

Il cast funziona: se Michael Ealy è la vera sorpresa, è bello rivedere, nei panni del capo del dipartimento di polizia Lili Taylor (i più fortunati se la ricorderanno in Six Feet Under, mentre recentemente è apparsa in The Conjuring) e il personaggio, non troppo originale ma, come il resto della serie, immediatamente familiare, interpretato da Mackenzie Crook (i fan dei Pirati dei Caraibi si ricorderanno di lui e del suo occhio). Bocciato Urban nel primo episodio (dove sembra che il titolo della serie si riferisca a lui piuttosto che all'androide) si riscatta nella seconda puntata, anche grazie ai momenti più leggeri, uno in macchina con il partner e uno che vede coinvolti dei bambini, che sono ritagliati per il suo personaggio. Gradevole da vedere e non molto di più per adesso Minka Kelly (Friday Night Lights).

Anche se qui è solo nelle vesti di produttore, è bello pensare come l'anima spielberghiana di Abrams si sia traferita alla scrittura e a quello che sembra un omaggio al finale dei Predatori dell'Arca Perduta nel finale del secondo episodio, decisamente migliore del pilot. John e Dorian – se per assonanza vi viene in mente Scrubs non siete i soli – funzionano bene insieme e, nonostante i dati della seconda puntata abbiano fatto registrare un calo negli ascolti, in questi due episodi si sono meritati un'opportunità.

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