All The Streets Are Silent, la recensione

La nostra recensione di All The Streets Are Silent, documentario di Jeremy Elkin sulla scena hip-hop e skater di New York tra il 1987 e 1997

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La recensione di All The Streets Are Silent, al cinema dal 18 luglio

C’è una serie sterminata di figure che costella l’universo culturale e artistico raccontato in All The Street Are Silent: si tratta di rapper, dj, skater, gestori di club, filmmakers… tutti provenienti dalla scena underground newyorkese a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, e tutti quanti attori di un periodo di transizione e di eccitante fermento attorno all’hip hop, allo skateboarding e alla street culture che hanno fatto rinascere New York dopo gli Ottanta (quelli invece della dance, di Warhol, di Basquiat e di Haring).

In questo documentario diretto da Jeremy Elkin e narrato dallo skater/filmmaker Eli Gesner (da cui provengono anche la maggior parte delle immagini d’archivio usate) c’è davvero tantissima materia narrativa: il fermento nel raccontare questo pezzo di storia culturale si percepisce anche proprio dalla fretta e dalla foga con cui Elkin lo racconta - eppure, d’altra parte, proprio questa urgenza alla lunga diventa controproducente, finendo con il dare tantissime informazioni senza riuscire come si deve a rispondere alla sua stessa domanda documentaria (che, come narra il sottotitolo, è “The Convergence of Hip Hop and Skateboarding (1987-1997)”).

Se storicamente è impossibile attribuire a una sola figura di spicco il “merito” di questa avanguardia culturale, vedendo All The Street Are Silent si percepisce una strana eguaglianza narrativa tra tutte le figure raccontate (per pochi minuti ciascuna, anche se gli incroci temporali ingannano), che se nell’ottica di fedeltà ai fatti è encomiabile, a livello narrativo affossa il documentario in una struttura piuttosto caotica e dall’apparenza inconcludente. Si parte dall’hip-hop e dalla fondazione dello storico Mars, locale di Yuki Watanabe che per primo aprì le sue porte al genere ed ai suoi adepti, si parla brevemente del rapporto con la dance, di altre figure come Eli Gesner (che ideò le serate al Mars) per poi riprenderle successivamente dopo brevi accenni alla cultura degli skater (la company Zoo York, il brand Supreme) in un via vai continuo e frenetico dove quasi si fatica a capire chi-è-chi/chi-ha-fatto-cosa e a riconoscere i meriti che il documentario vorrebbe appunto narrare.

All The Street Are Silent è sicuramente un documentario eccitante, pieno di stimoli, che apre una finestra su un mondo sterminato accendendo costantemente la curiosità. Tra le interviste ai protagonisti e le immagini girate da Gesner all’epoca, quando le cose stavano accadendo, l’immersione è totale: eppure bastava un pochino più di ordine per rendere ancora più grande e magnifico qualcosa che già di per sé risuona come grandioso.

Siete d’accordo con la nostra recensione di All The Streets Are Silent? Scrivetelo nei commenti!

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