Alita - Angelo della battaglia, la recensione del film

Abbiamo recensito per voi Alita - Angelo della battaglia, film diretto da Robert Rodriguez

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Alita poster

Dopo il colossale successo di Titanic, il regista e produttore James Cameron si dedicò a due progetti legati al mondo del Fumetto: un film su Spider-Man, poi passato nelle mani di Sam Raimi, e un adattamento cinematografico del manga Alita l'angelo della battaglia, di Yukito Kishiro. Non è un caso se all'inizio degli anni Duemila Cameron abbia prodotto la serie televisiva Dark Angel, fortemente ispirata ad Alita, che possiamo considerare per certi versi una prova generale del film sulla cyborg combattente. Il regista, in seguito, è stato però rapito dall'idea di viaggiare su Pandora, e visto che il progetto Avatar con i relativi sequel (due? quattro? staremo a vedere) lo terranno impegnato ancora a lungo, la possibilità di vedere Alita sul grande schermo sembrava ormai svanita.

Fortunatamente, Robert Rodriguez ha dimostrato di tenere al film e di avere una visione forte a riguardo, convincendo Cameron a passargli un progetto che aveva dichiarato di amare talmente tanto da non volerlo cedere a nessun altro regista. Forte degli anni di studio e lavorazione del collega, Rodriguez si è dedicato con passione a quello che è senza dubbio il miglior lungometraggio in live action tratto da un manga prodotto in Occidente; anche se, considerando i precedenti, i più cinici non la considereranno un'impresa sensazionale (non avendo del tutto torto).

Alita è un rottame di cyborg che il Dottor Ido (un Christopher Waltz mai così affettuoso e paterno) recupera da una discarica e a cui decide di dare un nuovo corpo; la robot non ha alcuna memoria della sua vita precedente, e la osserviamo con tenerezza scoprire il mondo circostante, conquistata all'istante dall'affascinante Hugo o estasiata come una bambina al suo primo assaggio di cioccolato. Gli occhioni del volto in motion capture modellato sul corpo di Rosa Salazar hanno attirato critiche fin dal primo trailer del film, ma sono il principale veicolo espressivo della protagonista: non solo un vezzo che tenta di ricreare l'estetica manga ma veri e propri pozzi di profonda recitazione, ottenuta mescolando interpretazione dal vivo e rielaborazione digitale, e costantemente in primo piano per ricordarci l'artificialità di un personaggio così umano. Il legame e il contrasto tra umani e robot sono al centro dell'universo di Alita, non solo incarnazione della figura del diverso ma anche simbolo di un'identità da conquistare e attraverso la quale esprimersi e affermarsi.

Alita poster

Alita - Angelo della battaglia è un validissimo film di fantascienza nel quale viene presentato un mondo ricco, dotato di alcuni elementi originali anche per gli spettatori del 2019. Ricordiamo che il manga è del 1990, e in questi anni abbiamo visto diverse opere in qualche modo derivate da esso. Le scene d'azione sono spettacolari, con alcune talmente ben costruite da restare impresse nella memoria del pubblico; un risultato affatto scontato in quest'epoca strabordante di blockbuster action. Viene inoltre lasciato uno spazio soddisfacente al Motorball, un violento sport giocato su pattini, particolarmente caro ai lettori del manga originale.

Rodriguez rimane fedele alla fonte senza ricalcarla pedissequamente, come aveva fatto nella sua trasposizione di Sin City; qui opera un vero e proprio adattamento, rielaborando una storia complessa in modo da poter mettere parecchia carne al fuoco in sole due ore, e per farlo mescola elementi e riassume passaggi che inevitabilmente risultano semplificati agli occhi di chi conosce il manga.

Nella trama viene inserita anche la Dottoressa Chiren, interpretata da Jennifer Connelly, personaggio assente nel fumetto che era stato creato appositamente per l'OAV. Il risultato è buono, anche se la seconda metà il film soffre una sceneggiatura con alcuni passaggi forzati in cui i personaggi compiono azioni che sembrano utili esclusivamente al proseguimento della vicenda. Per quanto riguarda le caratterizzazioni, ci consideriamo soddisfatti; l'unica eccezione è il giovane Hugo, un belloccio che potrebbe essere uscito da un teen drama adolescenziale degli anni '90, di certo l'elemento del cast maggiormente banalizzato nel passaggio al grande schermo.

Nonostante la promozione abbia insistito sulla natura autoconclusiva del film, è evidente che la produzione stia puntando alla realizzazione di sequel: alcuni elementi del passato della protagonista sono ancora in sospeso e viene gettato un cliffhanger finale chiaramente finalizzato ad alimentare negli spettatori il desiderio di un seguito. Il manga originale è composto da nove volumi, ma il film si è concentrato soprattutto sui primi due, quindi ci sarebbe ancora materiale sufficiente per dare vita a una trilogia.

Nel caso questa non si dovesse concretizzare o non foste abbastanza pazienti da attenderla, potete scoprire come prosegue la storia di Alita nel fumetto, recentemente riproposto da Planet Manga in un cofanetto.

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