Alien Vs. Predator
Diciamoci la verità , scommettere a favore della riuscita di questo film era come pensare che il Ritorno del Re non avrebbe vinto l’Oscar: una follia
Ora, molti di questi preugidizi non scompaiono durante la proiezione, ma Alien Vs. Predator è meno peggio di quello che si potrebbe pensare.
Intanto, stupisce il buon utilizzo degli effetti speciali. Il digitale, per una volta, non è pacchiano e regge bene nelle numerose scene di battaglia tra le creature.
E, nonostante il tono piuttosto soft della pellicola, c’è un notevole numero di morti, cosa molto gradita e che non avviene sempre in questo genere di produzioni.
Non manca qualche buona idea di script, come la scelta di avere una piramide che cambia struttura in continuazione, permettendo la naturale divisione dei protagonisti (in altri film, non si capisce mai perché non si rimanga insieme per cavarsela meglio), ma anche la loro sopravvivenza di fronte ad un esercito di alieni ostili.
Ed è anche visivamente molto bello e suggestivo un inseguimento finale.
Dato a Cesare quel che è di Cesare, è meglio essere chiari: i problemi della pellicola sono tanti, a tal punto che non mi sentirei proprio di consigliarla.
Intanto, la cosa che mi infastidisce di più è che manca qual senso di sacralità dei personaggi che dovrebbe essere essenziale, un po’ come capitava con Freddy vs. Jason. Insomma, non si ha l’impressione di avere a che fare con due icone del cinema di fantascienza, cosa forse dovuta anche al proliferare di esponenti delle due razze. Infatti, i Predator sono tre, gli Alien innumerevoli, cosa che peraltro dovrebbe dare la risposta all’interrogativo su chi sia più forte tra i due (ok, siamo al livello delle discussioni su Hulk e La Cosa, ma c’è chi questi dubbi se li pone). E anche il fatto che si arrivi al primo scontro tra i protagonisti menzionati nel titolo dopo 50 minuti non è il massimo, anche perché qui non è che si può puntare all’approfondimento psicologico dei personaggi.
D’altronde, certi dialoghi lasciano raggelati, in particolare le battute che si scambiano l’archeologo Sebastian de Rosa e l’ambientalista Alexa Woods. E a proposito del Raoul nazionale, nonostante le perplessità nel sentirlo spiegare complessi misteri archeologici, non va malaccio e si ha l’impressione che il doppiaggio sia decisamente peggiore della sua prova recitativa.
La struttura del film poi, per ragioni abbastanza evidenti, obbliga a dover “trasformare” uno dei due contendenti in alleato degli umani, cosa che stona dopo essere stati abituati per anni a vederlo dall’altra parte della barricata.
Tralascio poi la segnalazione di alcune incongruenze della sceneggiatura, che peraltro in questi casi non sono neanche un grosso problema.
E ora? Dal finale, era evidente l’intenzione di fare un sequel, ma i risultati al botteghino (decenti ma non esaltanti) non la rendono un’ipotesi probabile.
Beh, parafrasando la frase di lancio della pellicola, “chiunque perda, noi vinciamo”...