Alice in Borderland (prima stagione): la recensione
Un gioco mortale nella serie giapponese Alice in Borderland, produzione Netflix tratta da un manga
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Anche non conoscendo i riferimenti dietro Alice in Borderland, il dubbio sul fatto che la serie Netflix sia tratta da un manga durerà giusto pochi minuti. Basterà scontrarsi con il soggetto generale della vicenda per ricondurre storia, caratterizzazioni e stile a quel tipo di medium. Ovviamente all'interno del fumetto giapponese convivono tante sfumature, ma questa serie tv prende a modello un certo tipo di impostazione e forma del racconto. Si tratta di un prodotto per adolescenti che alterna momenti godibili a parentesi molto faticose.
La serie è tratta da un manga di dieci anni fa già trasposto in un anime e, mettendo da parte le riflessioni su cosa è arrivato prima o dopo, è facile vedere tanti punti in comune con altre opere. Alcune davvero identiche, come As the Gods Will, altre più simili nell'idea di violenza (Gantz) o pura competizione in sfide in mondi alternativi (Sword Art Online). È quasi una struttura ricorrente, che in Giappone si incarna talvolta anche in medium diversi come il romanzo (Battle Royale) o il videogioco (Danganronpa). L'elemento che tutte queste storie condividono è un'ingenuità di fondo nella costruzione di personaggi e temi che però è riscattata dalla tensione della sfida.
Il melodramma esagerato, i personaggi caricati ma in assenza di vera coolness o di una storia accattivante penalizzano troppo la serie, che si trascina stancamente verso un finale non risolutivo.