Alice in Borderland (prima stagione): la recensione

Un gioco mortale nella serie giapponese Alice in Borderland, produzione Netflix tratta da un manga

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Alice in Borderland (prima stagione): la recensione

Anche non conoscendo i riferimenti dietro Alice in Borderland, il dubbio sul fatto che la serie Netflix sia tratta da un manga durerà giusto pochi minuti. Basterà scontrarsi con il soggetto generale della vicenda per ricondurre storia, caratterizzazioni e stile a quel tipo di medium. Ovviamente all'interno del fumetto giapponese convivono tante sfumature, ma questa serie tv prende a modello un certo tipo di impostazione e forma del racconto. Si tratta di un prodotto per adolescenti che alterna momenti godibili a parentesi molto faticose.

La storia è quella di tre ragazzi che si ritrovano in una Tokyo diversa da quella che conoscono. Questo luogo è deserto o quasi, e i pochi sopravvissuti sono costretti a partecipare a dei giochi mortali e violenti, in cui vincere significa solo sopravvivere in attesa della prova successiva. Sono prove che mescolano intuito o pura violenza, ma il denominatore unico è il rischio concreto per ognuno di loro. I tre incontrano altre persone, altre microsocietà, e cercano di scoprire il mistero dietro il loro nuovo mondo.

La serie è tratta da un manga di dieci anni fa già trasposto in un anime e, mettendo da parte le riflessioni su cosa è arrivato prima o dopo, è facile vedere tanti punti in comune con altre opere. Alcune davvero identiche, come As the Gods Will, altre più simili nell'idea di violenza (Gantz) o pura competizione in sfide in mondi alternativi (Sword Art Online). È quasi una struttura ricorrente, che in Giappone si incarna talvolta anche in medium diversi come il romanzo (Battle Royale) o il videogioco (Danganronpa). L'elemento che tutte queste storie condividono è un'ingenuità di fondo nella costruzione di personaggi e temi che però è riscattata dalla tensione della sfida.

Alice in Borderland è uguale. I momenti in cui il gioco è attivo sono i migliori, soprattutto perché costringono a ragionare sulla singola situazione, anche attraverso il ragionamento laterale, e a cercare la soluzione migliore. Va detto però che, a fronte di un inizio anche accattivante da questo punto di vista, andando avanti la serie diluisce la propria storia, riduce le sfide, toglie puro divertimento per raccontare personaggi, retroscena, drammi. E qui rivela tutte le fragilità di un prodotto impossibile da prendere sul serio, ingenuo e immaturo da troppi punti di vista. Se non altro per uno spettatore che fatica ad accogliere il passaggio dal disegno (manga o anime che sia) al live action senza alcun filtro di adattamento.

Il melodramma esagerato, i personaggi caricati ma in assenza di vera coolness o di una storia accattivante penalizzano troppo la serie, che si trascina stancamente verso un finale non risolutivo.

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