Aldobrando, la recensione
Aldobrando è un racconto affascinante che segue gli archetipi del viaggio dell'eroe ma ne rinnova la formula mettendo da parte il suo protagonista
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Dopo aver creato ormai più di cinque anni fa il suo universo fantastico medioevale per il gioco di carte Bruti, Gipi aveva realizzato una breve storia a fumetti contenuta nel manuale. Il protagonista, Aldobrando, è un ragazzo ingenuo che lascia la casa in cui ha sempre vissuto, ritrovandosi in un mondo spietato dominato solo dalla forza bruta. Quelle poche tavole ci avevano mostrato un Gipi inedito, pronto a cimentarsi con un racconto di genere, dopo essersi dedicato principalmente a storie autobiografiche o comunque realistiche.
Aldobrando è un orfano che ci viene presentato quasi come un bifolco, cresciuto in una capanna nel bosco come assistente di un vecchio dedito alla stregoneria. Il giovane non ha poteri, non è dotato di una particolare intelligenza né sembra avere altri talenti. La sua avventura inizia quando l'anziano mentore gli dice di procurarsi un erba in grado di guarirlo, spingendolo a uscire per esplorare il territorio circostante; durante la ricerca si imbatte in un personaggio che lo spingerà più lontano da casa rispetto a quanto avrebbe voluto, generando una parabola di eventi che lo porterà alla corte del Re delle Due Fontane.
Aldobrando è un racconto affascinante che segue gli archetipi del viaggio dell'eroe ma, pur rispettando alla perfezione le tappe fondamentali delle fiabe classiche, rinnova la formula mettendo da parte il suo protagonista. Nella parte centrale della storia, il giovane passa in secondo piano, non è più soggetto agente ma diventa quasi uno spettatore. Attorno a lui si muovono sovrani, servitori, principesse, guardie e prigionieri; quella che sembrava la vicenda di un giovane scudiero diventa così una vicenda corale, nella quale tutti i personaggi hanno un ruolo di spicco. Ma quando nel finale Aldobrando tornerà a occupare il centro della scena, sarà più maturo, più risoluto, avrà imparato molto sull'amore e sulle relazioni interpersonali. Il suo assistere in disparte ai turbolenti eventi che gli capitano attorno non è quindi una posizione di passività, ma anche il semplice osservare può educare, far crescere, portare a modificare il proprio pensiero. In fondo, non è forse quello che succede a un lettore?