Alcatraz 1x08 "Clarence Montgomery" : il commento

Alcune rivelazioni nell'ultima puntata di Alcatraz, che comunque non si discosta dal canovaccio visto finora...

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C'è qualcosa di morbosamente consolatorio in un mondo nel quale ogni azione malvagia sia riconducibile a un soggetto completamente estraniato dalla società, senza morale, senza conflitti interiori ma semplicemente condizionato da un singolo momento traumatico che ne ha deviato la personalità. A questa categoria sembrano appartenere tutti gli assassini apparsi finora in Alcatraz: caratteri sopra le righe, troppo occupati a perseguire quasi per inerzia gli stessi scopi criminali di cinquanta anni prima senza un attimo di cedimento per non prestare nemmeno un secondo di attenzione alla modifiche intervenute nel mondo o alla loro stessa situazione. Forse il telefilm saprà dare una spiegazione a tutto questo, e ora che l'elemento del condizionamento mentale appare sempre più presente si può ben sperare che una qualche motivazione ci sia, ma al momento sembra sempre più strano trovarsi di fronte a queste anime perdute.

L'unica, piccola differenza rappresentata dal caso della settimana è che il povero Clarence Montgomery il proprio trauma lo vivrà direttamente tra le quattro mura della prigione, sottoposto ad un trattamento da "Arancia Meccanica" da parte del dr. Beauregard. L'uomo di colore è infatti innocente rispetto al crimine che lo ha condotto sull'isola ma, nel corso della sua detenzione, verrà sottoposto ad un trattamento che lo spingerà, una volta ritrovatosi nel presente, a ricostruire più volte la scena di quel delitto, uccidendo, stavolta con le sue mani, donne innocenti. Entrerà ancora una volta in azione la squadra e, come al solito, bruciando le tappe delle indagini, si fionderà sull'uomo per inchiodarlo.

Più interessante, ma non è una novità, la parte dedicata al flashback, che stavolta cerca di focalizzarsi su tematiche a sfondo razziale riuscendo, come in una scena ambientata in sala mensa a coinvolgere pienamente e a creare una certa tensione, quella che paradossalmente continua a mancare nei momenti di azione pura. Meno convincente invece da questo punto di vista nei dialoghi tra l'uomo e la dottoressa Sengupta, fin troppo espliciti nel voler a tutti i costi parlare di un determinato tema (molto più efficace invece se mostrato direttamente come nella scena citata).

Va intanto avanti la trama orizzontale (per fortuna questa non riguarda solo l'interesse amoroso tra Soto e la dottoressa Nikki), o meglio, giunge una conferma a quanto più o meno velatamente mostrato nelle scorse settimane: il sangue sottratto ai vari carcerati viene sottoposto ad un trattamento, del quale – almeno nel passato – lo stesso Beauregard sembra ignaro, per poi essere iniettato di nuovo. Su come questo si leghi alla "buca sotto la buca" e alla ricomparsa dei detenuti nel presente c'è ancora il mistero più assoluto. Torna infine ancora una volta il tema dei ricordi, con quello che sembra prefigurarsi sempre di più come uno scontro tra la dottoressa Sengupta, che vorrebbe sottrarli, e con Beauregard, che invece li inserisce in maniera piuttosto violenta.

Solita puntata, solite riflessioni, solito Alcatraz e, a cinque puntate dalla fine della stagione, iniziamo a prepararci per la volata finale sperando in maggiori rivelazioni.

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