Alcatraz 1x08 "Clarence Montgomery" : il commento
Alcune rivelazioni nell'ultima puntata di Alcatraz, che comunque non si discosta dal canovaccio visto finora...
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C'è qualcosa di morbosamente consolatorio in un mondo nel quale ogni azione malvagia sia riconducibile a un soggetto completamente estraniato dalla società, senza morale, senza conflitti interiori ma semplicemente condizionato da un singolo momento traumatico che ne ha deviato la personalità. A questa categoria sembrano appartenere tutti gli assassini apparsi finora in Alcatraz: caratteri sopra le righe, troppo occupati a perseguire quasi per inerzia gli stessi scopi criminali di cinquanta anni prima senza un attimo di cedimento per non prestare nemmeno un secondo di attenzione alla modifiche intervenute nel mondo o alla loro stessa situazione. Forse il telefilm saprà dare una spiegazione a tutto questo, e ora che l'elemento del condizionamento mentale appare sempre più presente si può ben sperare che una qualche motivazione ci sia, ma al momento sembra sempre più strano trovarsi di fronte a queste anime perdute.
Più interessante, ma non è una novità, la parte dedicata al flashback, che stavolta cerca di focalizzarsi su tematiche a sfondo razziale riuscendo, come in una scena ambientata in sala mensa a coinvolgere pienamente e a creare una certa tensione, quella che paradossalmente continua a mancare nei momenti di azione pura. Meno convincente invece da questo punto di vista nei dialoghi tra l'uomo e la dottoressa Sengupta, fin troppo espliciti nel voler a tutti i costi parlare di un determinato tema (molto più efficace invece se mostrato direttamente come nella scena citata).
Solita puntata, solite riflessioni, solito Alcatraz e, a cinque puntate dalla fine della stagione, iniziamo a prepararci per la volata finale sperando in maggiori rivelazioni.