Alcatraz 1x06, "Paxton Petty": il commento
Migliorano il ritmo narrativo e la caratterizzazione dei protagonisti, in una delle migliori puntate della stagione...
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Hauser continua a saperne molto di più di quanto mostrato a Rebecca e Soto, ma una volta abbassate le difese, mostrate le sue debolezze e il suo passato di ragazzo innamorato e un pò impacciato, il suo personaggio ne guadagna parecchio. Ad aiutare anche il fatto che, dopo aver sistematicamente interpretato il ruolo del deus ex machina, per la prima volta sia lui il soggetto in difficoltà verso cui gli altri vengono in soccorso. Per la prima volta non c'è un rapporto di dipendenza dei due verso Hauser, ma un gruppo di tre collaboratori quasi sullo stesso livello. Il fantasma del passato, che scatenerà in Hauser vari ricordi sul suo primo incontro con la Dottoressa Sengupta, alias Lucy Banerjee, la psicologa ancora in coma dopo essere stata colpita nella seconda puntata, si chiama Paxton Petty, bombarolo folle tornato a commettere gli stessi attentati che lo resero famigerato negli anni '60. Una sinistra ninnananna metterà la squadra sulle sue tracce, fino all'inevitabile cattura finale. Se lo schema della puntata non si discosta troppo dalla solita impostazione, è il flashback ad essere parzialmente diverso da quanto visto finora, rivelandosi, più che come la solita ricerca delle motivazioni di base del killer, come una finestra per mostrare l'esplicito dibattito tenuto nella prigione circa i metodi da adoperare con i carcerati. Il dottor Beauregard si fa portavoce di metodi nettamente più drastici, mentre la psicologa vorrebbe farsi strada con metodi più sottili (in una delle scorse puntate parlava di rimuovere i traumi e i ricodi dai carcerati per favorire il reinserimento).
Non è ancora chiaro a chi tra i due la storia (inventata) abbia dato ragione e in che parte, ma ciò che è sicuro è che Tommy Madsen, o meglio il suo sangue, sono un elemento fondamentale del problema e che Beauregard ne fece un largo utilizzo. Altrettanto evidente, e ribadito più volte, è il coinvolgimento attivo di una qualche organizzazione o gruppo alle spalle dell'improvvisa riapparizione dei carcerati, come traspare dalle dotazioni in loro possesso, o dal dover commettere alcuni atti per conto di non si sa bene chi. Ciò che emerge è una sorta di condizionamento (non troppo diverso da quello immaginato dalla dottoressa Sengupta) che porta i carcerati a commettere determinate azioni, lo stesso ferimento della dottoressa Sengupta non è stato casuale, probabilmente una motivazione che forse spiegherà anche perché ogni prigioniero una volta ricomparso torni inevitabilmente a delinquere e nello stesso identico modo di cinquanta anni prima.