Alan Wake 2, la recensione

Alan Wake 2 è un titolo pressoché perfetto per gli amanti dei videogiochi horror e, più in generale, per quelli del cinema

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Credeteci quando vi diciamo che scrivere la recensione di Alan Wake 2 non è stato affatto semplice. Non perché il gioco sia particolarmente lungo o ricco di contenuti aggiuntivi da necessitare centinaia di ore prima di poter scrivere la nostra opinione. Nemmeno perché il titolo, dopo un’attesa di quasi dieci anni, si sia rivelato un prodotto estremamente insoddisfacente, costringendoci a un certo tatto per poterne parlare pubblicamente. Scrivere la recensione di Alan Wake 2 è stato difficile perché, minuto di gioco dopo minuto di gioco, ci siamo resi conto di avere tra le mani un’opera tanto bella da togliere il fiato. Un’opera che, una volta conclusa, ci ha lasciati con una sola certezza: Alan Wake 2 merita il primo perfect score mai dato qui su BadTaste dalla redazione di Videogiochi.

Consci di quanto sia importante assegnare un 10/10, abbiamo quindi preferito prendere tempo e lasciare decantare un po’ la recente fatica targata Remedy Entertainment. Non dovendo sottostare alle “regole” di questo settore, che spinge spesso a rispettare embarghi sempre più difficili da sostenere, abbiamo quindi lasciato depositare Alan Wake 2 per circa una settimana. Una scelta presa perché convinti di riuscire a ragionare meglio “a freddo” e maturare così un giudizio più distaccato. Questo, però, non è successo.

Nonostante le nostre “buone" intenzioni e la miriade di titoli ancora da coprire, la presenza dello scrittore ideato da Sam Lake si è fatta sentire tutti i giorni. Una sorta di fantasma digitale che ci ha inizialmente sussurrato all’orecchio, per poi alzare sempre di più la voce fino a gridarci nella testa. Un grido che suonava come una singola parola: ESISTO. Proprio come il buon Alan Wake, siamo quindi tornati alla nostra scrivania, abbiamo aperto il nostro programma di scrittura e abbiamo assecondato questa voce. In testa, dopo averci ragionato a lungo, è infatti rimasta la stessa certezza di prima: Alan Wake 2 merita il primo perfect score mai dato qui su BadTaste dalla redazione di Videogiochi.

Ora permetteteci di spiegarvi il perché di questa nostra scelta.

IL LINGUAGGIO DEL CINEMA INCONTRA QUELLO DEI VIDEOGIOCHI

Tentare di riassumere la trama di Alan Wake 2 è pressoché impossibile. Un po’ come cercare di spiegare a qualcuno un bizzarro racconto a metà tra Twin Peaks e Memento. Diciamo che la storia ruota attorno alla scomparsa di Alan, avvenuta da ormai tredici anni, e alla nascita di una recente setta che sembra legata in qualche modo allo scrittore americano. La detective Saga Anderson, insieme al suo fidato collega Alex Casey, viene quindi mandata a Bright Falls per investigare sulla vicenda. Basteranno pochi minuti per capire che qualcosa di strano sta accadendo nella cittadina tra le montagne. Qualcosa di oscuro, che sembra aver già contaminato anche la vita della stessa Saga e delle persone che la circondano.

Non potendo andare più nello specifico della trama (sappiate che quanto descritto a malapena supera l’incipit del racconto), preferiamo piuttosto focalizzarci sulla qualità di quanto vissuto. Alan Wake 2 è la fusione definitiva tra il mondo del cinema e quello dei videogiochi. Un’opera dalla componente artistica incredibile, che mescola modelli poligonali ad attori reali con una regia semplicemente senza precedenti all’interno di questa industria. 

Avete presente quando si dice che i videogiochi non vantano la stessa complessità narrativa del cinema e della letteratura? Quando si dice che la necessità dei videogiochi di essere, appunto, dei videogiochi va a minare la qualità della scrittura, costringendo la dissonanza ludonarrativa a tamponare gli eventuali problemi creati dal medium? Ebbene, in Alan Wake 2 tutto è così ben gestito, ben ritmato e diretto che non solo supera di gran lunga quanto visto negli ultimi anni all’interno del mercato videoludico, ma fa lo stesso anche per quanto riguarda quello cinematografico. Sam Lake, Kyle Rowley e il suo team hanno dato vita a un blockbuster d’autore. Un’opera senza precedenti, che non scende a compromessi e che, proprio come Nux in Mad Max: Fury Road grida una sola cosa: ammiratemi.

FABULA E INTRECCIO

Per coloro che non fossero avvezzi di tecniche di scrittura, sappiate che la fabula è l’ordine cronologico con cui vengono narrati gli avvenimenti. L’intreccio, invece, è l’ordine con cui l’autore vuole raccontare al pubblico la propria opera. Tendenzialmente, quando la storia permette all’intreccio di evolvere seguendo l’ordine cronologico, i due termini si sovrappongono, dando vita a una produzione lineare. In Alan Wake 2 fabula e intreccio si sovrappongono, ma allo stesso tempo non lo fanno. Sì, lo sappiamo che è complesso da capire, ma fidatevi che pad alla mano le cose si fanno stranamente più “semplici”.

Diciamo che, dopo i primi capitoli, possiamo scegliere se seguire la storia di Alan o quella di Saga. Qualsiasi sia la nostra decisione, attraverso le zone di salvataggio è possibile agilmente passare da un protagonista all’altro. Questo comporta una narrazione frammentata che, come già accennato, ci ha ricordato per certi versi Memento di Christopher Nolan. La magia compiuta da Remedy, però, sta nel fatto che, in base a come decideremo di passare da un personaggio all’altro, scopriremo alcuni elementi prima di altri. Questo dà vita a una modulazione personale dei colpi di scena, che arrivano al giocatore in modo differente in base a come sceglierà di approcciare l’intera avventura. Scoprire qualcosa nella storyline di Alan, per esempio, potrebbe dare vita a un grosso colpo di scena per l’avventura di Saga e viceversa. 

Si tratta di una sensazione straniante, ma che non mina assolutamente il ritmo del racconto. Qualsiasi decisione prendiate, infatti, vi sembrerà di aver preso la strada migliore per fruire della storia. Un risultato a dir poco entusiasmante, che permette di approcciare il titolo Remedy con una discreta libertà. Il tutto senza perdere però l’aspetto cinematografico tanto caro alla software house finlandese.

QUESTIONE DI STILE

La maturazione raggiunta ormai dal team di Sam Lake è evidente anche dal modo nel quale Alan Wake 2 viene raccontato. Nel corso delle circa venti ore necessarie per portare a termine la storia principale, Remedy utilizza normali cut-scene, filmati con attori reali e una narrazione che passa dalla lettura di documenti alla creazione di una tabella delle indagini estremamente interessante. A questo aggiunge anche dei finti spot televisivi, un vero e proprio mediometraggio da poter guardare per intero e diverse altre chicche che preferiamo non anticiparvi per non rovinarvi la sorpresa.

Inutile dire che il risultato è stato a dir poco travolgente. Per noi di BadTaste, che ci occupiamo principalmente di cinema, trovarsi di fronte a un’opera del genere è un sogno che si avvera. Ci permettiamo un ultimo appunto, prima di lasciarci il comparto narrativo alle spalle. Il finale di Alan Wake 2 è tanto criptico, quanto studiato per lasciare aperto a diverse interpretazioni. A partire da lunedì undici dicembre, però, sarà disponibile “The Final Draft”. Stiamo parlando di una modalità New Game+ che però aggiungerà un finale inedito e diversi contenuti aggiuntivi alla trama. Noi ci siamo già fatti un’idea su come questa novità possa fondersi con il racconto di Remedy, ma trattandosi di semplici teorie, preferiamo attendere l’arrivo del DLC gratuito prima di parlare. 

Però sappiate che, grazie a The Final Draft e ai due contenuti aggiuntivi in arrivo nel corso 2024, la storia di Alan potrebbe subire diversi rimaneggiamenti. Dopotutto stiamo parlando della scrittura di Sam Lake, Clay Murphy e Tyler Burton Smith e, con loro, tutto è possibile.

LA SAGA DI SAGA

Come già accennato, il gioco ci permette di vestire i panni sia di Alan che di Saga, i due protagonisti di questo oscuro ibrido sospeso tra il thriller e l’horror. Nel caso della storyline legata alla detective dell’FBI Saga, interpretata dalla bravissima Melanie Liburd, ci troveremo a esplorare Bright Falls e alcune zone circostanti la cittadina vista anche nell’ormai lontano 2010. Se l’impianto di gioco è sempre quello di un survival horror in terza persona, è altresì verro che le atmosfere e il level design differiscono rispetto alla storia dello scrittore americano. Esplorare i paesi dispersi tra i boschi, infatti, sfrutterà una costruzione delle mappe vicine a quelle dei metroidvania. Sarà fondamentale trovare oggetti chiave per poter passare all’area successiva, esplorandola poi a fondo per trovare tutti gli elementi di trama necessari alla comprensione della storia e i collezionabili utili per potenziare il personaggio.

Saga può inoltre entrare in possesso di diverse armi, a partire da una pistola sino ad arrivare ai fucili a pompa e alle balestre. Il gunplay è perfettamente funzionale alla tipologia di gioco. Non è reattivo come quello di Resident Evil 4, ma non vuole esserlo. Lo scopo è infatti quello di mettere in difficoltà il giocatore, che si trova costretto ad alternare l’utilizzo della torcia per cancellare la protezione oscura che avvolge i nemici alle varie bocche da fuoco. Quello che ne esce sono combattimenti adrenalinici che, complice un’atmosfera sospesa tra il primo Alan Wake e True Detective, guadagnano un sapore tipicamente cinematografico. I dev hanno comunque preferito non esagerare con le sequenze d’azione che, proprio per questo motivo, non annoiano mai, lasciando sempre il posto alla trama o a qualche momento lontano dal puro shooting.

Saga ha inoltre accesso a una sorta di “Palazzo Mentale”, che le permette non solo di potenziare il proprio equipaggiamento, ma anche di analizzare le informazioni sul caso ottenute. La gestione delle prove non offre un vero e proprio spunto ludico, ma risulta un curioso pretesto per riflettere sugli avvenimenti del gioco. Se all’inizio questo potrà sembrarvi una perdita di tempo, mano a mano che la storia diventa più complicata la parete degli indizi risulterà un valido metodo per tenere traccia di quanto successo. Se aggiungete un piccolo tocco di genio applicato a questa idea nelle ultime ore di gioco, ecco che si tratta dell’ennesima ottima intuizione del team finlandese.

AND THE AWARD GOES TO… ALAN WAKE

Una volta preso possesso di Alan Wake, interpretato da Ikka Villi, il gioco subisce un netto cambio di mood. Dai boschi attorno a Bright Falls passiamo infatti al Luogo Oscuro, rappresentato come una tetra New York. In questo caso i livelli si fanno più lineari, con vere e proprie aree da esplorare, caratterizzate da maggiori puzzle ambientali e da intuizioni semplicemente geniali. C’è un preciso istante nella storyline di Alan Wake che dimostra quanto Remedy abbia deciso di diventare una realtà autoriale, portando nel mondo dei videogiochi un momento di rara bellezza (e che ovviamente vi lasciamo il piacere di scoprire).

Anche interpretando lo scrittore americano entreremo in possesso di diverse armi, che potremo utilizzare per affrontare le entità che popolano il Luogo Oscuro. Si tratta di scontri meno impegnativi, ma che puntano più sul terrorizzare il giocatore. Vi basti pensare che le aree sono popolate da anime perdute che, talvolta, possono rivelarsi dei potenziali pericoli. La tensione che si prova nel serpeggiare tra queste sagome senza volto è costante e, in più di una situazione, abbiamo sentito il nostro cuore saltare un battito. Se l’avventura di Saga è la parte thriller della storia, Alan è infatti quella più horror. 

A differenza della detective, Alan può invece sfruttare il potere della Luce e della sua immaginazione. I livelli di gioco possono infatti essere alterati con la semplice pressione di un tasto in prossimità delle fonti di luce. Questo modifica sostanzialmente la mappa, dando vita a puzzle mai troppo difficili, ma sicuramente sempre appaganti. In alcune specifiche zone d’indagine, inoltre, sarà possibile modificare l’area esplorabile associando la stanza a delle parole chiave. In questo modo, la realtà subirà ancora una volta una variazione, permettendoci di scoprire dettagli sulla trama altrimenti impossibili da ottenere. Un’idea più “ludica” rispetto al Palazzo Mentale di Saga, ma altrettanto brillante.

ARTE ALLO STATO PURO

Abbiamo giocato ad Alan Wake 2 su un PC di fascia alta, dotato di un i7 di ultima generazione e una 4070 come scheda video. Nonostante le nostre specifiche, siamo riusciti a far girare il titolo Remedy a 2K, con tutto a Ultra (ray tracing compreso). Stiamo parlando di un titolo abbastanza scalabile, ma che spinge molto sull’aspetto grafico. I modelli poligonali dei personaggi sono spesso sensazionali e lo stesso si può dire degli ambienti, al top di quello che può offrire il mercato attuale. Un plauso immenso va fatto anche al succitato ray tracing, che mai come in questo titolo riesce a dare una dimensione nuova al gioco. Alan Wake 2 è un vero tripudio per gli occhi, che saprà farvi cadere la mandibola a terra in più occasioni.

Non che il comparto artistico sia da meno, ovviamente. Il costante mix tra modelli 3D, attori e giochi di luce, infatti, è l’ennesima dimostrazione del gusto maturato dalla software house finlandese. Siamo di fronte, infatti, a una perfetta crasi tra quanto visto nel primo Alan Wake e nel mai abbastanza elogiato Control. Un mix che, mescolato in questo modo, permette al titolo di uscirne trionfante.

GLI OLD GODS OF ASGARD SONO TORNATI

Nel corso del tempo, Remedy ha dimostrato quanto tenga alla componente sonora delle proprie opere. Anche in questo caso, ci troviamo di fronte a un lavoro impeccabile. La soundtrack di Petri Alanko colpisce quando deve, inquieta quando deve e, soprattutto, rimane in silenzio quando deve. Una formula matematica perfetta, che ci ha entusiasmato in diversi momenti. Inutile dire che anche il doppiaggio (questa volta in lingua inglese) ci ha lasciati senza parole. Ogni attore coinvolto nel cast è perfetto per la propria parte, riversando la propria bravura in un gioco che, spesso, vi dimenticherete essere tale, cominciando a confonderlo con un film.

Il vero punto di forza è però l’accurata selezione delle tracce musicali, tra le quali spiccano senza dubbio quelle degli Old Gods of Asgard, band fittizia che nasconde in realtà i Poets of the Fall. Non ci sono abbastanza parole per elogiare il lavoro fatto sotto questo aspetto, sia da un punto di vista sonoro che da quello narrativo. Ancora una volta, infatti, le canzoni risultano parte fondamentale della narrazione dell’opera, un po’ come accadeva nel primo Alan Wake. Il risultato?! Un successo sotto ogni aspetto, che ci ha galvanizzati a tal punto da spingerci ad acquistare immediatamente CD, vinile e maglietta del gruppo finlandese.

Un ultimo appunto: come accennato il gioco non presenta più l’ottimo doppiaggio in italiano visto nel 2010, dove spiccava la voce di Alessandro Zurla nei panni di Alan. Un peccato soprattutto per coloro che non masticano troppo bene l’inglese. In ogni caso non abbiate paura: sono comunque presenti i sottotitoli in italiano, che permettono quindi la fruizione del gioco anche ai non anglofoni.

ALAN WAKE MERITA IL PERFECT SCORE?

Sì, lo sappiamo che comunque vi state ancora facendo questa fatidica domanda. La risposta è che i voti hanno una vera utilità solamente a scuola (e anche di quello potremmo discuterne). Alan Wake 2 si pone però un obiettivo: fondere il mondo del cinema con quello dei videogiochi, portando però una ventata di aria fresca sotto il profilo puramente narrativo. Questo obiettivo non solo è stato dannatamente raggiunto, ma pure superato oltre ogni più rosea aspettativa. Il gioco poi non presta il fianco ad alcuna critica. Qualcosa poteva esser fatto meglio? Certo, come qualsiasi altra opera, si può sempre fare di meglio. Però è possibile farlo solamente partendo da quanto visto nell’ultima fatica di Remedy.

Alan Wake 2 è, infatti, il nuovo metro di misura per i survival horror. Il Silent Hill 2 del 2023. Il titolo che tutti gli amanti di questo genere dovrebbero possedere e l’opera che potrebbe avvicinare altri a questo magnifico mondo. In poche parole: Alan Wake 2 è semplicemente imperdibile e, per noi di BadTaste, merita non solo il GOTY di quest’anno, ma anche il tanto sofferto perfect score che trovate qui sotto.

Permetteteci però un ultimo consiglio. Nonostante Alan Wake 2 sia comunque comprensibile a sé stante, recuperatevi almeno il primo episodio (magari in versione Remastered) e Control. Potreste riuscire a cogliere sfumature diverse di un racconto che alterna sapientemente trama verticale e trama orizzontale, dando vita a un universo condiviso dal fascino oscuro.

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