Agorafobia, la recensione
Abbiamo letto e recensito per voi Agorafobia, breve fumetto scritto da Dario Moccia per i disegni di Giovanni Guida, in arte Fubi
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Agorafobia non è esattamente una storia. Le sue quarantaquattro pagine ospitano semmai un breve episodio della vita di un uomo senza nome, costretto in una stanzetta claustrofobica da una non meglio precisata psicosi. Un qualche trauma del suo passato lo tiene in un costante stato di preoccupazione patologica. Uscire, affrontare il mondo e se stessi, forse i propri sensi di colpa, è impossibile. Meglio, molto meglio restare a letto, crogiolarsi nella finta sicurezza delle quattro mura. Ma quando persino il pavimento del proprio appartamento appare come una landa sterminata e disorientante, quando anche i compiti più semplici diventano delle prove in grado di causare il panico, il destino è soccombere definitivamente o trovare la forza e l'orgoglio per reagire?
Dialoghi claustrofobici e asciutti ci fanno intuire qualcosa, lampi non strutturati di considerazioni sparse, ricordi deformati su cui sfogare la propria frustrazione, tentativi subito abortiti di autoanalisi e razionalizzazione. L'intento è chiaramente quello di far immedesimare il lettore con il personaggio in maniera quasi totale, focalizzandone il punto di vista tramite la condivisione non solo delle immagini, ma anche della confusione di pensiero, della mancanza di lucidità, per trasformare l'esperienza di lettura in un'immersione nell'isolamento forzato e autoimposto che è il tema del volumetto.
Peccato, perché le intenzioni erano ottime, le tavole non sono affatto mal costruite e Fubi si rivela un disegnatore di una certa potenza, a suo agio con la psiche malata del protagonista e abile nell'alternare gli stili, nel cambiare pelle quando serve, accompagnando il cammino a cui assistiamo con un uso del bianco e nero intelligente.
Agorafobia in un guscio di noce? L'esperimento interessante, ma forse per ora troppo ambizioso e formalmente prevedibile, di uno sceneggiatore ancora inesperto.