Agomis #1, la recensione

Recensione del primo numero di Agomis, nuovo fumetto italiano in stile manga, scritto e disegnato da Da Hosoi

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Ci è capitato per le mani il debutto di Agomis, fumetto in stile manga realizzato dalla debuttante EF Edizioni, casa editrice che ci pare voler prendere posizine nel mercato dei prodotti di ispirazione nipponica. Tra le loro proposte in arrivo nell'anno nuovo, vi abbiamo già segnalato Lucretia in Chains, che dovrebbe aver raggiunto le fumetterie a fine anno. Oggi vi parliamo invece di Agomis #1, appunto, scritto e disegnato da tale Da Hosoi, nome che fa pensare in realtà allo pseudonimo di un autore nostrano.

La trama in breve: un giovane si presenta alle porte di una città di ambientazione medievaleggiante, ibrida tra fantascienza e leggenda. Il suo obiettivo è raggiungere la locale accademia di combattimento, che raccoglie i migliori talenti delle arti marziali per addestrarli e farne i guerrieri di domani. Pare però che il capo addestratore dell'accademia si sia trasformato in una sorta di tiranno, inviso agli allievi, ai colleghi e persino alla popolazione dei villaggi vicini, che non ne può più del suo atteggiamento di superiorità e delle sporadiche angherie. Il giovane protagonista, Agomis, sembra voler sfidare l'intera accademia, giungere al cospetto del suo leader, sconfiggerlo e recuperare l'oggetto apparentemente magico che lo ha reso così supponente e gli ha alienato le simpatie del suo prossimo. Il tutto facendo affidamento sulle proprie incredibili capacità di combattimento.

Poca trama, molti cazzotti in un manga-like decisamente iperdinamico e, a ben vedere, piuttosto monolivello. La storia vera e propria sembra iniziare a fine volume quando, dopo la sfida all'accademia, iniziamo a capire chi sia Agomis, in che tipo di mondo si muova, quali potrebbero essere le sue vere intenzioni e i suoi scopi. Uno shonen apparentemente non in grado di variare i toni della narrazione all'interno di questo suo primo volume, ma che potrebbe rivelarci piacevoli sorprese nel proseguimento della serie. Perché in effetti Da Hosoi ha un pregio: è decisamente un disegnatore solido e con uno stile riconoscibile, per quanto non originale. La scuola è quella di un certo tipo di manga d'avventura, con evidentissime ispirazioni a a Kamui Fujiwara, disegnatore che molti lettori ricorderanno per L'Emblema di Roto, saga ispirata al mondo videoludico di Dragon Quest. Niente di nuovo, quindi, ma una gestione della pagina, soprattutto nelle scene d'azione, decisamente convincente. La tecnica è ibrida, con i tratteggi che si alternano ai retini nel delineare le ombreggiature e i chiaroscuri.

Storia molto semplice, fin qui, ma interessante nel suo inizio in medias res e nella sua conclusione anticlimatica. Disegno solido e buona ispirazione nel far muovere i personaggi. Per gli amanti del genere shonen, decisamente un'occasione di investire su un esordiente che certamente non è un fenomeno ad oggi, ma ha le carte in regola per rivelarsi un bravo fumettista nel futuro immediato.

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