Il capello è arruffato e castano come il pizzetto, la segretaria è bellissima, efficiente, gentile e ha i capelli turchini, sotto la giacca sportiva c'è una felpa con cappuccio. Un protagonista diverso da quello più famoso, sbarbato e curato, sempre in camicia rossa e giacca nera, con un assistente quasi sociopatico e decisamente poco affascinante. Eppure Carlo Lorenzini è anche lui un indagatore del soprannaturale. Non si occupa di incubi, ma di storie, di personaggi della letteratura che, nel suo mondo, se hanno la fortuna di diventare dei classici, prendono vita. Camminano fra noi, mantenendo identità più o meno segrete e alcune (non tutte e non sempre precisamente congruenti) delle capacità e qualità che avevano quando abitavano solo le pagine dei loro libri. Così può essere che Mattia Pascal sia un truffatore che ruba identità, che l'Innominato manzoniano sia proprietario di un pub e che Chtulhu lavori all'ufficio I.N.P.S. di Milano, la città in cui Carlo svolge la sua professione. Alcuni personaggi, però, si cacciano nei guai oppure ne provocano alla gente comune. Ed è allora che il nostro protagonista ha il dovere di entrare in scena. Perché sotto il nome di Carlo Lorenzini, in omaggio al proprio autore, si nasconde Pinocchio, che da bimbo vero è diventato il custode delle storie.
Decisamente metanarrativo, Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini è stata una delle principali proposte di ManFont per Lucca Comics 2014. Una vera e propria dichiarazione d'amore dell'autore Manfredi Toraldo alle storie che ama di più. Dodici episodi brevi, dodici avventure di Carlo, investigatore perfetto perché assoluto conoscitore delle bugie, che ovviamente le riconosce "a naso". Ogni volta avrà a che fare con un personaggio diverso, proveniente da generi letterari disparati, ritratti di volta in volta da quattro team creativi che si alternano sulle pagine del volume: alle matite Laura Spianelli e Jacopo Tagliasacchi, affiancati da Elena Casagrande, che non ha bisogno di presentazioni, per la sua copertina.
Agenzia Investigativa Carlo Lorenzini è una lettura divertente, che gode di una narrazione affettuosa e di una discreta varietà di atmosfere e idee. Giocato tra gli Straordinari Gentlemen di Alan Moore,
Fables di Bill Willingham e il nostro
Dylan Dog, confeziona un personaggio a cui è piuttosto facile voler bene in episodi brevi e autoconclusivi. Ci sarebbe piaciuta, probabilmente, una maggiore coerenza nella caratterizzazione grafica del personaggio, che risulta un po' ondivaga, anche se sempre riconoscibile. Come ci piacerebbe vedere questo mondo di storie che hanno preso vita calato in un contesto narrativo più ampio, che dia respiro non soltanto alla sceneggiatura, ma anche all'ex burattino che ne è protagonista. L'episodio che racconta le origini del suo curioso mestiere e il modo in cui si è guadagnato il suo ruolo di custode delle storie è infatti uno dei più interessanti in assoluto. Carlo è un personaggio che funziona, che abita un universo narrativo potenzialmente immenso, per quanto non originale. Chissà che Toraldo e il team di ManFont non ci facciano il favore di esplorarlo più a fondo.