Agents of S.H.I.E.L.D. 1x19 "The Only Light in the Darkness": la recensione

Agents of S.H.I.E.L.D. torna con un buon episodio, che ci avvicina al finale di stagione

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
The Only Light in the Darkness è probabilmente l'ultimo episodio, prima del finale di Agents of S.H.I.E.L.D., nel quale vediamo la squadra di Coulson riunita. Riunita e nulla più, perché se è vero che la sopravvivenza, seppure clandestina, dello S.H.I.E.L.D. ha la priorità su tutto, è anche vero che le tensioni emerse nel corso della crisi contro l'HYDRA ancora non sono rientrate. Tutto ciò ha minato alla base della coesione del gruppo, costruita faticosamente nella prima parte della stagione, ed è culminata in un episodio che, tra le altre cose, proietta lontani l'uno dall'altro i protagonisti, pronti a ritrovarsi in vista del sempre più vicino finale di stagione.

Nelle ultime settimane si è fatto un gran parlare della storyline della violoncellista, opportunamente interpretata dalla sempre piacevole Amy Acker, dei nuovi dettagli sul passato di Coulson. La sorpresa sta nel fatto che proprio questo segmento è anche il più debole dell'episodio, quello che perde nettamente il confronto rispetto agli avvenimenti che intanto si consumano nella base di Providence. Ma a questi torneremo dopo: intanto l'attenzione è tutta per Audrey, la violoncellista di Portland, che era stata introdotta per la prima volta in un dialogo di Avengers tra Coulson e Pepper Potts.

In seguito alla minaccia di Marcus Daniels, uno stalker psicotico dotato di terribili poteri, la donna era finita sotto la protezione di Coulson, che aveva infine sconfitto il proprio nemico. Imprigionato nella base detta "il Frigo", Daniels era stato ulteriormente potenziato dallo S.H.I.E.L.D., sempre in cerca di nuovi modi per difendersi dalle minacce, spaziali e non. La struttura guidata da Fury non ha mai giocato in modo troppo pulito da questo punto di vista (era uno dei punti centrali di Avengers), e anche in questo caso, anziché limitare le capacità dell'uomo, aveva finito per potenziarle. Una volta liberato da Garrett, Ward e gli altri nell'episodio precedente, l'uomo si è diretto contro il suo obiettivo. Ancora una volta, ma senza gli appoggi e gli aiuti di un tempo, tocca a Coulson e ai suoi aiutare la donna.

Amy Acker, che sulla ABC negli ultimi anni era già apparsa in Once Upon a Time, e che nel frattempo è entrata nei nostri cuori con il personaggio di Root in Person of Interest, fa bene quel poco che le viene chiesto. Sul suo rapporto con Coulson – lei lo crede ancora morto – non c'è molto da sottolineare, se non l'evidente parallelo con le vicende di Fitz e Simmons, che è l'unica nota stonata nel nuovo corso intrapreso dalla serie nelle ultime puntate. Un po' perché l'introduzione nel team di Triplett è troppo random e strumentale (sostituirà qualuno nel futuro? Non sarebbe difficile immaginare chi), un po' perché, con tutto quello che sta accadendo, della infantile gelosia di Fitz non ci interessa molto, tutta la storyline è meno interessante di quanto potevamo sperare alla vigilia. Lo stesso "monster of the week" Marcus Daniels è troppo random, e al tempo stesso liquidato in fretta, per poterci interessare.

Quello che intanto accade alla base segreta è decisamente più stimolante. Funziona un montaggio con tutti gli interrogatori subiti dal gruppo ("TARDIS!") tramite una sorta di poligrafo altamente potenziato, che tuttavia non riesce a smascherare Ward, e funziona il modo in cui Skye (la scrittura trova anche il tempo per un piccolo inside joke su tutti coloro che identificavano il suo personaggio come una Mary Sue) scopre finalmente il doppio gioco di Ward. Koenig e i suoi pass ci lasciano. Non ci mancheranno troppo, ma hanno giocato il loro piccolo ruolo nella storia. Più che altro l'ultimo omicidio di cui si è reso colpevole Ward ci dice, in prospettiva, che la salvezza e il recupero del personaggio sono abbastanza impossibili, e non basta una piccola confessione sui traumi giovanili per riscattarlo. Intanto May, ancora una volta messa in discussione da Coulson, lascia il gruppo, si fa venire a prendere dalla mamma (che non suona benissimo, ma è quello che accade) e si dirige verso Maria. Naturalmente si tratta di Maria Hill che, come sappiamo dal finale di Captain America – The Winter Soldier, al momento lavora alle Stark Industries.

Un buon episodio, non completamente riuscito in tutte le sue parti, ma che conferma il trend positivo della serie.

Continua a leggere su BadTaste