Agents of SHIELD 2x19 "The Dirty Half Dozen": la recensione

Va in onda in America l'episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. che introduce Age of Ultron

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
Con buona pace di Joss Whedon e delle sue discutibili dichiarazioni, Agents of S.H.I.E.L.D. si avvicina al finale di stagione. Lo fa con un episodio che da un lato fin dal titolo rimette in azione il gruppo dei sei agenti originali, mentre dall'altro anticipa l'uscita americana di Age of Ultron con una serie di palesi riferimenti agli eventi del film. The Dirty Half Dozen è un episodio con un buon ritmo, divertente, ricco di riferimenti al MCU e che si segnala anche per una bel momento di azione incentrato su Skye. D'altra parte nell'equilibrio di questa seconda parte di stagione qualcosa continua a mancare, anzi, ad essere di troppo.

Possiamo parlare forse di aspettative ingiustificate, ma il midseason finale aveva lasciato intravedere prospettive che speravamo si sarebbero concretizzate più in fretta: i poteri di Skye, gli Inumani, tutto quell'insieme di situazioni che era tanto interessante proprio perché anticipava per la prima volta in assoluto l'universo cinematografico. E invece la serie ha fatto un passo indietro, si è attardata sulla blanda minaccia rappresentata dall'altro S.H.I.E.L.D., sui tradimenti poco drammatici di Bobbi e Mack (e il ritorno provvisorio di Ward nel team ci ricorda cosa significa un vero tradimento) e il pericolo per Coulson e agli altri che si assottiglia sempre più fino a perdere consistenza.

Ok, ci sono stati rapimenti e attimi di spaesamento, ma Coulson si è ripreso alla grande, ha mantenuto la sua linea d'azione – che in conclusione sappiamo arriva fino a Maria Hill, Nick Fury ("ops, spoiler alert") gli Avengers e il misterioso Theta Protocol – e alla fine senza scomporsi più di tanto. Ciò che è strano è l'evoluzione della storia. Coulson fugge dalla base del RS, si allea con Ward, si scontra con l'Hydra e quindi torna indietro da Gonzales e i suoi uomini. Insomma, rivali che fanno fronte comune contro una minaccia più grande, che è uno stile ampiamente visto anche in più lungometraggi della Casa delle idee, e non ci sarebbe nulla di male a riutilizzarlo, ma l'impressione qui è che si sia fatto il giro più largo gettando i mutanti sullo sfondo e tirando in gioco un'inutile (davvero inutile, considerati anche gli eventi di Age of Ultron) fazione in più.

Tanto andava detto, ma non molto più di questo, perché è anche vero che mancano ancora due settimane alla fine della stagione e c'è curiosità nel vedere come verrà risolto il tutto. Rimane il momento di raccoglimento e tensione del gruppo, con Ward che cerca di creare un attimo di intimità e nostalgia, per fortuna bocciato dagli altri, con Simmons che prova addirittura ad ucciderlo e Fitz a darle buona mano con risposte a tono all'ex collega, con May che non si fida del tutto di Coulson e con Skye che, nel corso della missione di salvataggio di Deathlok e Lincoln, tira fuori un momento action davvero notevole. Per la prima volta, dopo le belle parole e i tiri al poligono, la nostra Daisy Johnson è protagonista di una coreografia (regia dell'episodio del sempre valido Kevin Tancharoen) molto riuscito. Siamo lontani dai livelli del pianosequenza visto in Daredevil, ma è comunque un bel momento.

Sul versante dell'Hydra e di Afterlife sono molti i collegamenti con l'apertura di Age of Ultron: lo scettro di Loki, Strucker, gli esperimenti, la minaccia degli uomini di metallo dopo i quali nulla sarà più lo stesso. È tutto descritto come un grande spot al film – che francamente non ne avrebbe bisogno – ma è inutile nascondere che c'è sempre una certa soddisfazione nel vedere i collegamenti interni dell'universo Marvel. Certo, sarebbe bello se fossero reciproci, o quantomeno se lo showrunner non dicesse che per lui il protagonista della serie è morto.

Continua a leggere su BadTaste