Agents of SHIELD 1x09 "Repairs": recensione
Bella puntata, incentrata su May e sulla forza dei poteri telecinetici
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Dopo aver fatto il giro completo dei membri della squadra questa settimana tocca all'ultima rimasta: la granitica e fredda Agente May. Tutto l'episodio, più che su un caso di telecinesi che si rivela essere qualcosa di più, ruota intorno alla spiegazione del termine "cavalry" che a lei viene accostato: ogni personaggio dà a Skye la sua definizione, da Fitz-Simmons a Ward, fino a Coulson che spiegherà tutto. Aveva bisogno di una migliore caratterizzazione l'agente May, essendo in questo momento il personaggio di gran lunga più debole: lo stereotipo che rappresentava bastava a tenerla in piedi per alcune puntate, ma a questo punto c'era bisogno di qualcosa in più. Anche in questo caso, come in tutti gli altri, nulla di particolarmente originale, ma al tempo stesso semplice, riuscito e funzionale allo scopo: un po' la filosofia di base dell'universo Marvel.
In ogni caso si tratta di un falso problema: si scoprirà infatti che la telecinesi non c'entra nulla e che la soluzione del mistero si può rintracciare in una dimensione paranormale, in quello che viene definito come un punto di passaggio tra il nostro mondo e l'inferno. Agents of S.H.I.E.L.D. non è una serie su fantasmi, aldilà, spiriti e cose del genere, quindi è probabile che dietro tutto ciò si nasconda una spiegazione più scientifica, o comunque coerente con l'universo Marvel (magari tirando in ballo la mitologia norrena e i nove mondi di cui parla Thor).