Ad oggi, la più grande pecca di
Agents of S.H.I.E.L.D. è stata forse quella di illudere che il
sense of wonder dei lungometraggi Marvel, che però possono attingere ad altri budget, ad altri nomi, ad altre possibilità, sarebbe stato trasposto interamente anche nella serie tv della
ABC. Così non è, semplicemente perché la serie di Whedon gioca in un campionato diverso, con altri obiettivi e mezzi a disposizione. Con quei lungometraggi, che tuttavia non dovrebbero mai entrare in gioco nel giudizio sulla serie, condivide il tono leggero, l'universo di partenza, alcune ingenuità narrative che, se nei film passano in secondo piano di fronte alla mole di intrattenimento divertente che la Casa delle Idee riesce a smuovere, nella serie sembrano risaltare di più. Ancora
procedurale, ancora in fase di costruzione del proprio gruppo, ma comunque divertente, leggero e soddisfacente in ciò che si propone di ottenere,
Agents of S.H.I.E.L.D. arriva al quarto episodio.
La struttura episodica messa fortemente in scena dalla serie è evidente, e questa settimana non fa eccezione, con il gruppo che, in maniera non troppo diversa dal caso affrontato nella prima settimana, si ritrova a dover fronteggiare, e al tempo stesso cercare di salvare, un nemico sfruttato da qualcuno che per ora si muove nell'ombra. E quindi sparatorie, furti, missioni impossibili e tutto il campionario che abbiamo visto finora e su cui lo svolgimento delle puntate ha ruotato e continuerà a ruotare in futuro.
I punti di maggior interesse che ci interessano in
Eye-Spy sono soprattutto i vaghi indizi che annunciano la costruzione sottile e lenta di una trama orizzontale ancora tutta da esplorare che spazia dalla vaga introduzione di un villain da sconfiggere (il nemico nell'ombra che si muove in questa puntata potrebbe essere quello che veniva accennato nella prima) agli insistiti accenni alla resurrezione di
Coulson. Aumentano l'ironia e i riusciti momenti di leggerezza che smorzano la tensione nelle scene di azione (al di là delle dichiarazioni "fuori scena", uno scambio come
"Seduce him"/"Help" è praticamente un manifesto d'intenti della serie).
Le ingenuità continuano ad accompagnare vari momenti della storia (senza fare il riassunto della puntata diciamo che ad un certo punto la copertura di Ward non dovrebbe funzionare fin da subito), la scrittura non sarà brillantissima né gli spunti troppo originali, ma passano in secondo piano di fronte ad una serie leggera, che non si prende mai sul serio, e che continua a far passare quaranta minuti serenamente.