Agents of S.H.I.E.L.D. 5x05 "Rewind": la recensione

La recensione del quinto episodio della stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., intitolato Rewind

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Spoiler Alert
Rewind è un episodio che potrebbe ricordare 4,722 Hours. Stavolta il centro della vicenda non è Simmons, ma Fitz, che seguiamo riavvolgendo il nastro fino all'inizio della stagione attuale, o fino alla fine della stagione precedente. Agents of S.H.I.E.L.D. racconta quindi tutto quello che è successo al personaggio fino al nuovo incontro con il gruppo, decenni nel futuro. La puntata potrebbe sembrare un riempitivo inutile e invece, proprio come quella citata su Simmons, il fatto di raccontare qualcosa di diverso rispetto al solito permette alla serie Marvel di uscire dal tracciato abituale e di costruire una narrazione più soddisfacente.

Grande parte del merito va rintracciata nelle dinamiche tra Fitz e un ritrovato Lance Hunter. Proprio l'agente che era stato costretto a lasciare il gruppo con Bobbi tempo addietro qui ha un momento di riscatto. Si tratta anche di un riscatto per l'attore stesso, dato che Nick Blood, insieme a Adrianne Palicki, all'epoca aveva lasciato anche con la speranza dello sviluppo di Marvel's Most Wanted, che poi non si era concretizzato. La mancanza di Bobbi viene liquidata in fretta – l'attrice al momento è impegnata in The Orville – e si procede con la storia. Fitz è stato catturato perché ritenuto in possesso di informazioni sulla sparizione del gruppo. Appare ben presto chiaro a tutti che non è così, ma a quel punto lo scopo dello scienziato diventa quello di scoprire la verità.

Hunter subentra per aiutare Fitz nella fuga dal luogo in cui si trova, e qui la scrittura della puntata riceve un piacevolissimo impulso dalle dinamiche tra i due. Tutto è leggero, molto veloce, ci sono brevi alterchi tra i due tramite i quali la storia viene portata avanti, e in conclusione rimaniamo con un po' di amarezza nel pensare alla perdita di Hunter e Bobbi. Comunque sia, non c'è troppo tempo per riflettere. Fa la sua apparizione un misterioso figuro che somiglia a uno degli Osservatori di Fringe. È un facilitatore che basa le sue azioni sulle premonizioni di una bambina, e si scopre che è stato proprio a causa di queste che il gruppo è stato mandato nel futuro ad eccezione di Fitz. Una volta tanto le famose “profezie” vengono spiegate.

Rimane da capire ancora molto del mistero legato alla storyline della stagione, ma è da episodi come questi che emerge come Agents of S.H.I.E.L.D. abbia il pieno controllo nel medio termine della propria storia. Il ritorno di Fitz è giunto al momento giusto, e così la rivelazione su quanto gli era accaduto. Il personaggio interpretato da Iain De Caestecker qui poi rievoca i fantasmi e sensi di colpa per quanto accaduto all'interno del Framework. Certo, spinto dal condizionamento, come gli altri, ma anche per lui come per Mack si tratta di combattere traumi mai superati – nel suo caso era il rapporto con il padre – che il Framework ha tirato fuori. Ed è giusto che la serie li consideri ancora parte integrante della costruzione del personaggio.

Da qui emerge tutto il senso del sacrificio di Fitz, che al senso di colpa per quanto accaduto nella scorsa stagione aggiunge anche il fatto di essere l'unico scampato al rapimento. E ovviamente c'è il desiderio di salvare Simmons.

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