Agents of S.H.I.E.L.D. 5x01-5x02 "Orientation": la recensione

Molte sorprese e svolte inaspettate nei nuovi episodi di Agents of S.H.I.E.L.D.: la serie Marvel parte con il piede giusto

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Spoiler Alert
La quinta stagione di Agents of S.H.I.E.L.D. si apre con un attacco che ricorda molto quello di certe stagioni di Lost. Talking Heads in sottofondo, un contesto quasi quotidiano, ma che non ci è familiare, e ovviamente all'improvviso qualcosa cambia e siamo trasportati al centro dell'azione. Ricomincia da qui il percorso di Coulson e dei suoi, nella quinta stagione della serie Marvel più longeva e, a quanto pare, inaffondabile. Sì perché, nonostante le avvisaglie e i dubbi che annualmente si ripropongono, lo show della ABC ha sfondato il muro delle 100 puntate ed è riuscito a rilanciarsi annata dopo annata. La cosa non ci dispiace, considerando che questa è una serie che è sempre andata in crescendo, se non nei numeri quantomeno nella qualità. Ripartiamo da qui, ripartiamo dallo spazio, e non sarà l'unica sorpresa.

Coulson e i suoi hanno fatto appena in tempo a sconfiggere AIDA e a fuggire dal Framework, che una nuova minaccia si ripropone. Il gruppo viene sequestrato e posto di fronte ad un monolito bianco che li trasporta nello spazio. Coulson e gli altri, ad eccezione di Fitz, sono catapultati su un'astronave stretta tra la morsa di creature mostruose e dei redivivi Kree, che poi rimarranno come probabile nemesi stagionale. La doppia première risponde alla maggior parte delle domande del gruppo e degli spettatori sulla natura dell'ambiente circostante e sulle minacce immediate, ma al tempo stesso guarda lontano, con una stagione che punta fortemente sulla continuity. Il primo dei due episodi gioca inevitabilmente sullo spaesamento del gruppo rispetto all'accaduto, mentre il secondo ragiona di più sui nuovi equilibri e sull'ambientazione.

C'è molta autoironia e una piacevole leggerezza nel corso dei due episodi. Mack puntualizza che lo spazio è l'ambientazione ovvia ormai, dato che mancava solo quello all'appello, Yo-Yo cita lo S.P.E.A.R., c'è un piccolo riferimento a strutture sulla Luna, che forse vuole essere una citazione a Inhumans o forse no. Viene buttato nel mezzo anche Sharknado. In tutto questo il contesto è molto ispirato, gli effetti visivi non sono affatto male, il ritmo è veloce e i due episodi sono molto piacevoli. Questa volta Agents of S.H.I.E.L.D. è partito decisamente con il passo giusto. Per certi versi abbiamo una nuova situazione simile al Framework, che gioca sullo spaesamento dei protagonisti di fronte a una realtà che non possono in alcun modo controllare. Eppure qui tutto è moltiplicato per dieci. Sono divisi, sono molto più indifesi, non sanno perché sono lì né tantomeno come tornare. E poi c'è la grande rivelazione della fine del primo episodio: sono nel futuro.

Distraendoci con l'ambientazione stellare, Agents of S.H.I.E.L.D. ha introdotto di nascosto i viaggi nel tempo. Il gruppo di trova circa 90 anni in un futuro in cui la Terra è stata distrutta, gli umani sono una razza in via d'estinzione, i Kree dominano sui pochi sopravvissuti. Una situazione stimolante a dir poco per Coulson i suoi, che qui si imbattono in alcune new entry come Deke (Jeff Ward), Tess e il poco raccomandabile Grill. Proprio Deke riconosce Daisy da alcuni materiali di repertorio, e la collega con l'evento catastrofico che distrusse la Terra. Si tratterà quindi di scongiurare la catastrofe futura – o passata in questo caso – facendo attenzione ai Kree, che per la prima volta vengono approfonditi tramite Simmons.

Proprio la biologa è uno dei personaggi che esce meglio dalla première, insieme a Mack e al solito Coulson, mentre soffrono un po' gli altri, soprattutto May. Messo in gioco tutto questo, potrebbe sembrare che per Agents of S.H.I.E.L.D. la sfida sia quella di non saltare lo squalo. In realtà questo pensiero non ci sfiora mai durante la visione. Un po' perché il Marvel Universe è riuscito a mettere nello stesso calderone situazioni così diverse che i viaggi nel tempo sembrano poca roba ormai, un po' perché la serie, con leggerezza e un buon senso dell'avventura, sembra più impegnata a raccontare la sua storia che a spiegarla. Fin qui tutto bene insomma.

Continua a leggere su BadTaste