Agents of S.H.I.E.L.D. 4x20 "Farewell, Cruel World!": la recensione

Agents of S.H.I.E.L.D. raggiunge il culmine dell'arco narrativo attuale: ci saranno decisioni difficili da prendere

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Spoiler Alert
Addio, mondo crudele! Ma lo era davvero? Sotto quasi tutti i punti di vista sì, certo, lo era. Anzi quella che abbiamo visto raccontare negli ultimi episodi di Agents of S.H.I.E.L.D. è stata una vera e propria distopia da incubo, un'orribile realtà di sopraffazione, terrore e ignoranza al potere. Ma, la premessa rimane, quella di un mondo alternativo costruito sulla base delle esigenze e dei rimorsi dei protagonisti. E sarà difficile uscire da questa trappola mentale, per qualcuno addirittura impossibile. In questo episodio, che chiude la parentesi del Framework e ci getta di nuovo nella classica realtà dello show, le scelte di scrittura più scontate vengono arginate, e c'è spazio per qualche momento sinceramente cupo e teso.

Farewell, Cruel World!, questo il titolo dell'episodio, vede in qualche modo convergere da un lato e dall'altro tutti i protagonisti, mentre la porta tra i mondi viene scoperta. Una sorta di backdoor alla quale condurre tutto il gruppo. Ed è qui che il grande "what if" sotto il cui ombrello ricade tutta la storia si concede alcune svolte poco concilianti. Potevamo ricostruire mentalmente i più classici incontri e rivelazioni, come i personaggi che, come in una sorta di episodio speciale di Once Upon a Time, venivano risvegliati uno dopo l'altro grazie alla forza dell'amore, della famiglia, dei sentimenti.

In realtà, tanto per Mack quanto per Fitz, ciò non avviene. E non avviene per motivi diversi. Mack compie la scelta più umana e, in fondo, comprensibile. Perché scambiare una vita di ricordi con sua figlia con la promessa di un mondo in cui qualche generica persona gli vuole bene? Solo perché la prima versione è falsa e la seconda è vera? Daisy prova a convincerlo, Yo-Yo esiste sullo sfondo come una presenza astratta, e il momento per quanto anticipato nell'episodio, colpisce. Qui la serie ritorna all'idea, introdotta fin dal principio, di una realtà alternativa che assume valore per il solo fatto di esistere, anche come costruzione artificiosa intorno alla mente dei pochi veri umani che la abitano.

Ancora peggio con Fitz. Simmons ci mette del suo per peggiorare la situazione, ma la scena di scontro finale, a lungo attesa come il momento che finalmente segnerà la salvezza per Fitz, viene efficacemente ribaltata e trasformata in un'angosciante tortura per entrambi. Simmons vive quel dolore sul momento, consapevole di non essere riuscita nel suo intento, mentre Fitz proietta la sua fragilità su un futuro ormai prossimo, nel quale si maledirà per aver ceduto al male. E, come dice Daisy, nulla avrebbe importanza, non ci sarebbero sensi di colpa da affrontare, se non fosse per il modo molto sentito con cui la serie Marvel ha raccontato questa parentesi di mondo.

Si ritorna quindi nel mondo reale, ma la minaccia è tutt'altro che sventata. Aida, o Ophelia, è riuscita nel suo intento, e ancora una volta è Fitz ad essere manipolato. Mentre per Simmons e gli altri si crea una nuova occasione di riscatto – stavolta non sono ammessi errori – chi è rimasto dall'altra parte si gode un momento di riposo. Chissà se negli ultimi due episodi ci sarà tempo per un loro ritorno.

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