Agents of S.H.I.E.L.D. 4x14 "The Man Behind the Shield": la recensione

Agents of S.H.I.E.L.D. porta al livello superiore la storyline dei Life Model Decoy con un colpo di scena

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Spoiler Alert
Proprio quando sembra che Agents of S.H.I.E.L.D. non possa inventare molto di più sul fronte dei Life Model Decoy, e che tutta la storyline di questa seconda parte di stagione stia per arrivare al suo naturale traguardo, ecco che arriva il ribaltone. E funziona molto bene questo modo, sviluppato in The Man Behind the Shield, di rialzare l'interesse giocando su alti e bassi nella storia, anche inglobando alcune critiche che avevamo mosso nelle ultime settimane, come lo scarso fascino del Superiore. Anche lui viene ridimensionato in un episodio che si prende il proprio tempo, anche lavorando su un flashback tra Coulson e May, e che si libera proprio in chiusura con l'evento più inaspettato.

Eppure tutto appare così già visto fin dal principio, e in realtà lo è. Quante missioni di salvataggio abbiamo visto in quattro stagioni? Quante volte i nostri si sono dovuti introdurre in una struttura, finendo in bocca al nemico, per poter ritrovare qualcuno di loro che era in pericolo? L'episodio, quattordicesimo della quarta stagione, non ribalta sostanzialmente questo schema. Quasi tutta la sua durata è ben ripartita su più fronti. Il primo, quello ovvio dei nostri che si organizzano, passando oltre qualche schermaglia verbale tra Fitz e Mack, con quest'ultimo che da uomo d'azione non riesce proprio a capire le rimostranze dello scienziato e la sua voglia di trarre comunque del bene dagli esperimenti di Radcliffe.

Segue il fronte opposto, quello del Superiore Ivanov, che accarezza il proprio sogno di vendetta su Coulson, e nel frattempo si diverte a tormentare il povero Mace. Un po' enfatico e sopra le righe a dire il vero il direttore dello S.H.I.E.L.D., come se la scrittura dovesse sottolineare in ogni secondo il desiderio di sacrificio e la devozione alla squadra dell'uomo che per lungo tempo ha indossato una maschera. E infine il flashback che dicevamo poco prima. Diventa chiaro in conclusione che il contesto da sviluppare qui non è solo quello riguardante l'amicizia, forse qualcosa di più, tra Coulson e May, ma anche il background del russo che cerca vendetta.

Fantastico il confronto che infine arriverà tra i due, con Coulson che si lancia in monologo nel quale sostanzialmente afferma che non gliene potrebbe importare di meno di chi ha di fronte. Le motivazioni e la costruzione di Ivanov come nemesi crollano, ma la cosa interessante è che non erano mai state in piedi, tant'è che al momento della rivelazione stentavamo a credere che si trattasse proprio del capo dei Watchdogs. Così è in realtà, e basterà qualche colpo ben assestato di Daisy a rimetterlo a posto. Nel frattempo la missione sembra svolgersi nel migliore dei modi, tra la solita azione ben mirata e qualche punta di umorismo (una citazione a Labyrinth buttata un po' lì).

Ed è qui che di rientro dalla missione Fitz e Simmons, da bravi osservatori, capiscono subito che qualcosa non va. In un primo momento siamo portati a credere che la scena iniziale, quella di Coulson e Daisy che combattono in un'arena virtuale, fosse un'anticipazione di ciò che sarebbe accaduto, ma in realtà è qualcos'altro. Mace, Coulson, Daisy e Mack sono stati sostituiti da LMD, e tutto questo rientra in un piano più grande. Aida, minacciosa come al solito, diventa sempre più temibile.

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