Agents of S.H.I.E.L.D. 4x13 "BOOM": la recensione

La recensione del tredicesimo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D., in cui la squadra deve affrontare una sfida... esplosiva

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Spoiler Alert
BOOM. E di esplosioni ce ne sono davvero tante nell'ultimo episodio di Agents of S.H.I.E.L.D.. La serie Marvel sulla ABC continua a scoprire le proprie carte, aggiungendo o sottraendo bruscamente pezzi sulla scacchiera in vista dello scontro finale. Ancora una volta sono i ruoli ad essere al centro di tutto, quelli dei supereroi mancati, degli uomini che vorrebbero essere eroi e forse possono ancora esserlo nonostante tutto.

Ma anche quelli delle creature artificiali, che si confrontano con loro stesse, con modelli inarrivabili, forse imitabili, forse ancora assimilabili. Il team di Coulson ancora una volta segue l'idea centrale voluta da Wade, che il direttore ne fosse un mezzo o meno, e cioè quella di imporsi al mondo per ciò che si è. Anche questo significa trovare il proprio ruolo.

L'episodio si muove lungo due direttrici. La prima vede i contrasti interni nella fazione dei villain sfociare in un attentato che costa la vita alla senatrice Nadeer. La pericolosa minaccia è rappresentata dall'esplosivo Shockley, e sarà compito della squadra, o dei pochi membri attivi, cercare di fermarla. Su tutto emergono i costanti tentativi di Wade di rendersi utile (si definirà una mascotte a un certo punto), e di trovare il proprio posto. Non è Capitan America, ma sarà un confronto con Coulson – che sul tema ne sa parecchio – a convincerlo che non deve esserlo e che non c'è bisogno di superfacoltà per essere eroi.

Ogni momento con Shockley è ben gestito. Esplosioni su esplosioni, con conseguente rigenerazione dell'Inumano, che sfociano in un confronto finale con Daisy, ma chiamiamola Quake in questa occasione, davvero riuscito. Divertente anche l'idea studiata da Fitz e Simmons per risolvere la situazione.

Sull'altro binario seguiamo Coulson e Mack sulle tracce di Agnes, la donna su cui Radcliffe ha modellato la sua Aida. La trovano, e ancora una volta dobbiamo sottolineare quanto Mallory Jansen sia brava nei ruoli: basta uno sguardo e capiamo di avere a che fare con un essere umano. Poi la scrittura trova anche il modo di giocare con le sfumature del personaggio, che prenderà delle decisioni difficili, per quanto umane. Su tutto rimane Coulson che non si arrende nella ricerca di May, ma che anzi riesce a trarre il meglio da quanto avvenuto, estrapolando un'informazione da cui capisce che la sua agente è ancora viva.

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