Agents of S.H.I.E.L.D. 3x14 "Watchdogs": la recensione
Agents of S.H.I.E.L.D. prova a riprendersi dopo una fase altalenante: lo fa con nuovi nemici e vecchie conoscenze
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E, a giudicare dalle premesse, non si sarebbe detto. L'episodio muove a partire dalla pausa di riflessione di Mack, che dopo le defezioni di Bobbi e Hunter ripiega sul legame con il fratello Ruben. Apparentemente nulla di troppo stimolante per lo spettatore, se non fosse che i "cani da guardia" da cui prende origine il titolo dell'episodio, organizzano un attentanto contro una sede dell'ATCU. La squadra si riassembla, Lincoln è in prima fila con Coulson, e di fronte a loro si profila una vecchia conoscenza. Torna quindi l'agente Felix Blake, che avevamo visto per l'ultima volta in End of the Beginning. Lo ritroviamo dall'altra parte della barricata, a gestire i Watchdogs, un corpo che ha come scopo l'annientamento degli Inumani, e che collabora con Malick e quindi con l'Hydra. Probabilmente Blake non ha il quadro completo della situazione.
Quello che funziona sono gli scambi tra Simmons e May, con quest'ultima ormai disillusa sulle possibilità di recupero, anche attraverso un vaccino, di Garner. Funziona anche la costruzione del legame tra Mack (Alfie!) e suo fratello, che ci viene presentata come naturale e credibile, e per una volta anche Lincoln trova una sua ragion d'essere. Su tutto, rimane il tema del controllo e della paura, che sicuramente terrà banco in Civil War (e nel quale, probabilmente, non si farà cenno agli Inumani).