Agents of S.H.I.E.L.D. 3x14 "Watchdogs": la recensione

Agents of S.H.I.E.L.D. prova a riprendersi dopo una fase altalenante: lo fa con nuovi nemici e vecchie conoscenze

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Spoiler Alert
Né le premesse né gli eventi dell'episodio lo suggerirebbero, ma Watchdogs era una puntata molto importante per Agents of S.H.I.E.L.D.. Veniva dal pesante carico emotivo di Parting Shot, e di quell'episodio raccoglieva anche i dubbi e le incertezze causati dall'abbandono della squadra da parte di Bobbi e Hunter. Sarebbero riusciti Coulson e i suoi a rimpiazzare, tanto sul campo quanto nell'equilibrio dello show, i due agenti? D'altra parte l'episodio, minacce di Malick e Hive a parte, aveva anche il compito di far ripartire una giostra che, dal ritorno dopo la midseason, ha visto i nostri protagonisti un po' affaticati nel gestire una fase interlocutoria e priva di ritmo. Possiamo dire che le risposte sono state tutto sommato positive: nuovi nemici e vecchi ritorni, per un episodio che funziona.

E, a giudicare dalle premesse, non si sarebbe detto. L'episodio muove a partire dalla pausa di riflessione di Mack, che dopo le defezioni di Bobbi e Hunter ripiega sul legame con il fratello Ruben. Apparentemente nulla di troppo stimolante per lo spettatore, se non fosse che i "cani da guardia" da cui prende origine il titolo dell'episodio, organizzano un attentanto contro una sede dell'ATCU. La squadra si riassembla, Lincoln è in prima fila con Coulson, e di fronte a loro si profila una vecchia conoscenza. Torna quindi l'agente Felix Blake, che avevamo visto per l'ultima volta in End of the Beginning. Lo ritroviamo dall'altra parte della barricata, a gestire i Watchdogs, un corpo che ha come scopo l'annientamento degli Inumani, e che collabora con Malick e quindi con l'Hydra. Probabilmente Blake non ha il quadro completo della situazione.

Il difetto principale dell'episodio è lo stesso di Parting Shot. Tutto sembra sempre servire sviluppi laterali rispetto alla trama centrale. La scorsa settimana la minaccia passava in secondo piano rispetto all'abbandono dei due agenti, stavolta l'azione – anche se abbiamo una Daisy più dura e violenta del solito – è secondaria rispetto alla ripresentazione di Blake. Alla fine non sono riempitivi o "filler", dato che la trama va avanti, ma c'è sempre la sensazione di qualcosa che deve andare al risparmio perché deve conservare ossigeno per il finale.

Quello che funziona sono gli scambi tra Simmons e May, con quest'ultima ormai disillusa sulle possibilità di recupero, anche attraverso un vaccino, di Garner. Funziona anche la costruzione del legame tra Mack (Alfie!) e suo fratello, che ci viene presentata come naturale e credibile, e per una volta anche Lincoln trova una sua ragion d'essere. Su tutto, rimane il tema del controllo e della paura, che sicuramente terrà banco in Civil War (e nel quale, probabilmente, non si farà cenno agli Inumani).

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