Agents of S.H.I.E.L.D. 2x08 "The Things We Bury": la recensione

L'ottavo episodio della stagione di Agents of SHIELD lancia un riferimento non confermato al MCU

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Spoiler Alert
Mentre la trama centrale diventa sempre più forte e le interazioni tra i protagonisti si fanno più profonde, Agents of S.H.I.E.L.D. sorprende anche lanciandoci addosso più riferimenti di quanti ci aspetteremmo all'universo cinematografico. Ed è così che, tra una battuta e l'altra, ci arriva tra capo e collo un riferimento, assolutamente vago e non confermato, a una gemma dell'infinito che potenzialmente potrebbe muovere i suoi primi passi proprio nello show. Sarà vera gloria? Lo scopriremo presto: intanto continua, in un episodio dai mille rivoli, la corsa a distanza con l'Hydra per raggiungere la città dei misteri.

I know, is exciting, isn't it? I mean, both sides, racing to the temple, life and death, flesh and blood...

Questo era il padre di Skye, al momento noto come The Doctor, che inquieta un inerme Coulson in un momento di crisi che vede la squadra entrare in contatto con l'uomo misterioso. The Things We Bury è un episodio che, fin dall'emblematico titolo, scava, in senso figurato e letterale, nel passato dei protagonisti, ma anche nella grande mitologia dell'universo Marvel. È ancora una volta l'agente Carter ad accompagnarci all'inizio di questo lungo viaggio. La seconda anticipazione della miniserie che debutterà dopo il midseason finale di Agents of S.H.I.E.L.D. inquadra il rapporto che nel corso dei decenni ha avvicinato Whitehall, i genitori di Skye, e naturalmente l'Obelisco o Diviner che sia.

E quindi sono risposte che arrivano e buchi temporali che vengono riempiti con soddisfazione nostra e forse un certo timore dallo show che, visti gli ascolti in calo, di settimana in settimana continua a scommettere se stesso rinnovando l'attenzione ora su un particolare, ora su un altro. C'è un bel momento narrato con un artificioso timelapse che copre i decenni di prigionia di Whitehall, quindi la sua ossessione per i particolari e apparentemente randomici effetti dell'Obelisco sugli esseri umani, in particolare su uno che verrà preso di mira. È la fonte della giovinezza, come verrà definita ad un certo punto da Lance, che si svela nella scrittura, lasciando sempre meno punti oscuri e costruendo la tensione nella ricerca della città indicata dai simboli.

Si completa infine, in un incontro che suggella definitivamente gli schieramenti in gioco nella ricerca, il patto tra Whitehall, il padre di Skye e lo stesso Ward, che dopo una sanguinosa deviazione è ritornato all'Hydra. Il personaggio di Brett Ratner, che quest'anno ha guadagnato parecchio credito rispetto a quanto aveva fatto vedere in precedenza, ha ritrovato il fratello, lo ha costretto a ritornare ai traumi dell'infanzia, gli stessi sui quali la serie aveva indugiato con alcuni flashback lo scorso anno, e infine ha chiuso nel modo più truce quella parentesi della propria vita. È una deviazione che a livello di trama non aggiunge molto – a differenza dello scorso anno ormai lo sviluppo dei caratteri è integrato attraverso l'azione, e siamo ben lontani dalle puntate "incentrate" su un carattere o un altro – ma che era necessaria per chiudere un certo discorso e per presentarci un personaggio ormai irrimediabilmente corrotto.

Fitz intanto compie il percorso opposto, realizza perfettamente il compito che Coulson gli assegna e si autoreintegra di fatto nella squadra. Stentano come al solito i membri secondari del team, tant'è che, in un momento in cui Trip appare in pericolo di vita, ci accorgiamo che la dipartita del suo personaggio non ci interesserebbe poi molto.

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